sabato 11 dicembre 2010

PROSSIMO INCONTRO 21 DICEMBRE AL MINISTERO

Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha convocato per martedì 21 il tavolo di confronto sulla riconversione industriale

ROMA. Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha convocato per martedì 21 il tavolo di confronto sulla riconversione industriale del sito Fiat di Termini Imerese. Lo rende noto il ministero. La convocazione di azienda, parti sociali e istituzioni interessate, avviene al termine degli incontri che il ministro e la presidenza della Regione siciliana hanno condotto con i rappresentanti delle 7 proposte selezionate dall'advisor del ministero Invitalia, dopo un'istruttoria iniziata a maggio, su una base di 31 manifestazioni di interesse.

FUTURO E IPOTESI...

In questi giorni, per iniziativa del ministro dello Sviluppo Economico, Romani, e del presidente della Regione Sicilia, Lombardo (non invitati i sindacati confederali, trattati praticamente sempre a pesci in faccia), ci sono stati incontri per decidere del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Un’altra puntata, dunque, della lunga telenovela iniziata con la decisione della Fiat di Marchionne di smettere la produzione di auto nello stabilimento di Termini il 31 dicembre 2011.

Invitalia, l’ente pubblico (Advisor, all’americana) che doveva scegliere tra tutte le proposte arrivate dopo la pubblicazione del bando internazionale ne ha selezionate 7. In questi incontri si è discusso con due rappresentanti di questi progetti: Mario Rossignolo della De Tomaso e Cimino del fondo privato Cape Natixis.

In ballo ci sono molti finanziamenti sia statali che regionali e fanno sicuramente gola, quindi il tentativo di specularci sopra è sempre possibile. Ma dall’articolo che riprendiamo del Sole 24 ore, e che commentiamo, si capisce che le proposte sono di gradimento sia del ministro che di Lombardo.

Esprimono dubbi invece, “analisti e osservatori” che considerano i progetti troppo ambiziosi nella sfida alla concorrenza delle grandi marche.

Anche il dirigente nazionale della Cisl, Bonanni, sindacato presente in fabbrica che non ha mai alzato un dito per migliorare le condizioni degli operai, né economiche né di lavoro, ha qualche dubbio: fa la parte di quello che se ne intende, soprattutto di soldi, questo servitore fedele dei padroni, e dice in una intervista che “fino a questo punto ci sono solo persone che parlano di soldi pubblici e nemmeno un euro di soldi privati, per non parlare dei piani industriali”… e allora, diamogli un euro e Bonanni firma questo ed altro!

I soldi, appunto: secondo alcune indiscrezioni, dicono i giornali, due terzi dell'impegno finanziario del piano di Rossignolo dovrà maturare dall'immobile di Termini Imerese. Si tratta di 200 milioni circa che dovrebbero essere ottenuti dal ricorso a prestiti bancari garantiti dalle strutture Fiat. La possibilità di ottenerli per Rossignolo, dunque, si basa sul presupposto che la De Tomaso rilevi in toto la proprietà dello stabilimento Fiat, come aveva lasciato intendere l'ad dell'azienda torinese, Sergio Marchionne. Il resto delle risorse finanziarie previste dal piano De Tomaso potrà arrivare per 40-50 milioni da un accordo di programma con la Regione Siciliana mentre il contributo messo a disposizione dell'azienda di proprietà della famiglia Rossignolo dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni di euro.

Visto questo ben di dio di soldi, l’ex segretario generale della Cisl, D’Antoni, oggi deputato del Partito Democratico, altro antico venditore di operai, continua a sperare ancora che la Fiat non abbandoni la Sicilia al termine del 2011: «Non capisco perché il governo non debba contribuire nella misura in cui si era stabilito nel 2007, prima che si tornasse alle urne - ha ribadito -. Marchionne allora chiese a Stato e Regione un contributo di circa 600 milioni. Ricorrendo ai Fondi del Mezzogiorno eravamo vicini a mettere insieme quella somma». (Come si vede i soldi per i padroni si trovano sempre!)

Qualche problema, quindi, c’è, anche dal punto di vista della reazione di Marchionne, dice infatti, l’assessore siciliano all’industria, Venturi: “Aspettiamo domani, per ulteriori incontri presso il Ministero, al fine di approfondire anche le altre proposte... Ci aspettiamo che il gruppo torinese mantenga la parola data e al momento opportuno ceda le chiavi dello stabilimento ad un prezzo simbolico. Confidiamo, su quest'ultimo punto, anche sulla mediazione del ministro Romani''.

L'impegno della De Tomaso, messo nero su bianco nel piano, è quello di impiegare a Termini Imerese 1.400 addetti, per gli altri circa 1000 operai dell’indotto ci penserà qualcun altro…

La Fiom continua a fare convegni, ne ha preparato uno per il 18 dicembre a Termini, addirittura con la presenza della Camusso, per spiegare quanto sia grave la situazione…agli operai che sono in cassa integrazione fino alla fine delle “feste”.

Il prossimo incontro è previsto per martedì 21 dicembre presso il Ministero dello Sviluppo economico… chissà, in tempi di ricerca del consenso, il ministro tanto voluto da Berlusconi avrà pensato di dare la “buona notizia” agli operai sotto Natale!

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“Futuro di Termini: via all’esame Mse

“Non è un via libera, ma di sicuro è una speranza in più per il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese destinato alla chiusura a fine 2011.

Secondo Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia, i progetti degli imprenditori Gian Mario Rosignolo e Simone Cimino “non sono incompatibili e permetterebbero di giungere a una soluzione per il sito industriale siciliano”.

Le parole di Lombardo, sono giunte ieri al termine di un incontro con Paolo Romani, ministro della sviluppo economico, al quale hanno preso parte i rappresentanti di due dei 7 progetti selezionati per la riconversione industriale del sito Fiat. Il calendario dei lavori, vista la volontà del ministro di definire quanto prima una nuova configurazione per Termini – e in funzione del tavolo di confronto con azienda e parti sociali – si concluderà entro i prossimi giorni.

Il piano di Rossigonolo verte sulla produzione di auto con marchio De Tomaso e assorbirebbe tutti i lavoratoti Fiat, mentre, quello di Cimino (fondatore dei fondi di private equity Cape Natixis) punta sulla produzione di componenti e auto elettriche insieme allo specialista Reva, controllato dall’indiana Mahindra. Per Lombardo i piani rappresentano “una forte spinta in termini di innovazione e sviluppo”.

Rosignolo, ex presidente di Telecom, un anno fa rilevò il marchio De Tomaso, con l’obiettivo di far rinascere lo storico brand dopo il fallimento del 2004. Il rilancio prevede la produzione di una compatta di fascia premium (un’anti Mini, per intenderci) e un suv di lusso, nome in codice “Tosca” che dovrebbe vedere la luce come prototipo a marzo, al salone dell’auto di Ginevra.

La conquista di Termini significherebbe per Rossignolo, manager con l’auto nel Dna (classe 1930, entrò in Fiat nel 1957), una terza fabbrica da mettere in moto, dopo l’impianto Pininfarina di Grugliasco, acquistato con tutti i macchinari, e quello di Livorno appartenuto a Delphi, colosso dei componenti Usa.

Analisti e osservatori sono cauti: è difficile che un Suv da oltre 80mila euro, e una city car d’impostazione modaiola, pur con un marchio storico, possano rappresentare una minaccia per Audi, Porche e Bmw.

La produzione sarebbe limitata: circa 8mila suv e 30 mila compatte all’anno e il progetto, come ha rivelato Quattroruote in una recente intervista a Rossignolo, sfrutterebbe un sistema brevettato e denominato Univis, che permetterebbe risparmi di costi e di tempi. Il brevetto risale al 1984 e fu depositato da Giuliano Malvino, amico di Rossignolo, fondatore della Rayton Fissore: è stato utilizzato per produrre il Magnum: fuoristrada del 1985, riscosse successo come veicolo della Polizia.