tratto da
PINO DE CRESCENZO OPERAIO DELLA FIAT DELLO SLAI COBAS DI POMIGLIANO E' STATO "UCCISO"!
LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE SI UNISCE AL DOLORE, ALLA RABBIA DEI COMPAGNI E COMPAGNE DELLO SLAI COBAS DI POMIGLIANO PER LA MORTE DI PINO DE CRESCENZO, ASSASSINATO DALLA FIAT, DALLE ISTITUZIONI COMPLICI.
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GLI OPERAI DELLA FIAT DI POMIGLIANO SALUTANO PINO: "ADDIO PER SEMPRE"
Si è impiccato nella sua abitazione di Afragola Giuseppe De Crescenzo, 43 anni, separato, due figli. Era attivista sindacale e operaio del reparto logistico Fiat di Nola. In cassa a zero ore da quasi sei anni di fila.
Prima di privarsi del bene più prezioso che abbiamo, prima di lasciare questa terra Pino non ci ha fatto comprendere la natura del suo gesto. Nessuna lettera, nessun messaggio scritto, solo qualche frase molto triste circa i suoi sentimenti più intimi. Nulla a che vedere in modo tangibile, inconfutabile, con la sua condizione di cassintegrato a zero ore del reparto logistico della Fiat di Nola, nulla a che vedere con il suo impegno da attivista dello Slai Cobas, da militante degli "incazzati" autorganizzati anti Marchionne. Un mistero che però non riesce a occultare le reazioni dell'opinione pubblica.
Negli ambienti operai sono infatti rimasti tutti colpiti dalla tragedia che ha coinvolto l'operaio Pino De Crescenzo. Luigi Aprea, dirigente dello Slai, lo ricorda così: "L'ho visto per l'ultima volta all'assemblea sindacale nella Fiat di Pomigliano, la settimana scorsa: ci siamo abbracciati. Non mi sembrava che stesse sul punto di fare quello che ha fatto". 43 anni, separato, due figli, l'operaio cassintegrato De Crescenzo si è impiccato nella casa in cui risiedeva, ad Afragola, ieri pomeriggio. "Era un attivista - ricorda Aprea - ricordo quando ha partecipato alla nostra iniziativa, la distribuzione delle "chiacchiere" di Marchionne, nel parco pubblico di Pomigliano. Appena poteva era lì con noi, a dare una mano".
C'è una foto emblematica, Pino De Crescenzo, megafono in pugno, con addosso un cartello dalla scritta eloquente: "Operaio deportato al reparto confino di Nola grazie a un accordo sindacale". Pino si trovava in cassa integrazione a zero ore dal 2008, da quando è stato trasferito dalla Fiat da Pomigliano al nuovo reparto logistico di Nola, il Wcl, mai entrato in funzione. E' stato un trasferimento tormentato quello dalla grande fabbrica automobilistica al piccolo impianto, realizzato nell'interporto di Nola per smistare i materiali verso i vari stabilimenti del gruppo ubicati nel centrosud: un progetto mai decollato. Da allora 316 persone versano in una cassa integrazione che sembra non dare speranze. Cig che scadrà entro le prime due settimane del prossimo luglio.
IERI SI E’ SUICIDATO PEPPE, “UNO DI NOI”
PEPPE E’ STATO DEPORTATO CON ACCORDO SINDACALE DALLA FIAT POMIGLIANO AL REPARTO-CONFINO “LOGISTICO” DI NOLA NEL MAGGIO 2008 E DA ALLORA COLLOCATO CON ALTRI 300 OPERAI IN CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI SENZA FINE IN QUANTO TALE REPARTO, IL WCL DI NOLA, NON E’ MAI ENTRATO IN FUNZIONE PERCHE’ LA LOGISTICA, IN UNA FABBRICA AUTOMOBILISTICA, E’ NECESSARIAMENTE SVOLTA ‘IN LOCO’ ESSENDO FUNZIONALE ALL’ALIMENTAZIONE DEI PARTICOLARI DA ASSEMBLARE ALLE SCOCCHE NELLE LINEE DEL MONTAGGIO CARROZZERIA. IL WCL DI NOLA SINTETIZZA AL MASSIMO LE FROTTOLE INDUSTRIALI DELLA FIAT PLAUDITE DA ANNI DALL’INTERO QUADRO POLITICO-ISTITUZIONALE E SINDACALE
“Non è finita compagno, perché non hai mai abbassato la testa… non hai mai detto “si” a comando… non hai accettato che altri patissero affinché tu avessi un posto… tutti devono tornare in fabbrica… o tutti o nessuno… e lo dicesti da subito con il tuo NO forte e deciso al referendum… con i tuoi picchetti… volantinaggi… gridando da quel megafono per far sentire a chi entrava, nascondendo il suo viso, che solo l’unità dei lavoratori era la risposta giusta al ricatto ed alla bugie di Marchionne”.
Non ci lasci, ci sei, più di prima… noi non molliamo… come non hai mollato tu!
A Peppe dalle compagne e dai compagni dello Slai cobas
Pomigliano d’Arco,
5/2/2014
IERI SI E’ SUICIDATO PEPPE, “UNO DI NOI”, UNO DEI 1.400 CASSINTEGRATI FIAT
SENZA FUTURO.
ALTRO CHE “DISTURBI PSICHICI O DEPRESSIONE PER QUESTIONI FAMILIARI”,
PEPPE E’ STATO AMMAZZATO: DALLE COMPLICITA’ POLITICHE, SINDACALI ED
ISTITUZIONALI COL “PIANO” DI MARCHIONNE CHE HA MANDATO A ROTOLI LA FIAT
PRECIPITANDO I LAVORATORI E LE LORO FAMIGLIE NELLA DISPERAZIONE, E CHE STA
DISTRUGGENDO L’INTERA ECONOMIA TERRITORIALE
Ieri è toccato a Peppe De Crescenzo, operaio della Fiat di Pomigliano e militante dello Slai
cobas da 6 anni confinato, insieme ad altri 300 operai, al reparto fantasma della - inesistente -
Logistica di Nola e da allora in cassa integrazione senza futuro. Peppe si è impiccato ieri
pomeriggio nella sua casa di Afragola. Peppe era, ed è, “uno di noi”! Lo ricordiamo con affetto,
sempre in prima fila in tutte le mobilitazioni col megafono in spalla e macchina fotografica a
tracolla.
Per la disperazione, a Pomigliano d’Arco, appena qualche giorno fa stava per suicidarsi
lanciandosi dal tetto insieme ai suoi tre figli M. D. moglie trentaduenne di un operaio della Fiat
di Pomigliano da 7 anni licenziato arbitrariamente dall’azienda ed ancora in attesa della
causa rimandata alle “calende greche” dai giudici del Tribunale del lavoro di Nola.
La notte dello scorso ottobre un altro operaio della Fiat di Pomigliano in cassa integrazione
ha tentato il suicidio gettandosi dal cavalcavia dell’ A16 (autostrada Napoli.Bari) a Marigliano.
Già nell’agosto del 2011 C. P. operaio della Fiat di Pomigliano di 44 anni di Scampia (NA)
tentò il suicidio tagliandosi le vene dei polsi ed infliggendosi profonde ferite al collo ed
all’addome dopo aver ricevuto la lettera dall’azienda che gli comunicava la permanenza in
cassa integrazione per altri due anni. Il 1° maggio 2010 M. C. addetto in cigs da anni al
polo logistico di Nola, dopo essersi licenziato appena un mese prima dalla Fiat per
disperazione, si suicidò lanciandosi giù dal balcone della propria casa di Castellammare.
Sono ormai decine le minacce di suicidio fatte pervenire alla Fiat (ai capisquadra, agli
assistenti sociali, al direttore di stabilimento ed alla direzione del personale di Torino) da
lavoratori disperati che si vedono precluso dalla Fiat ogni futuro.
A fronte della tragedia industriale, sociale ed umana causata dalla Fiat con la conseguente
escalation di gesti disperati ci colpiscono come un pugno nell’occhio gli asserviti “depistaggi”
della prevalenza del sistema mediatico (che in quasi tutti i casi ha omesso l’evidente
collegamento con la Fiat) ed orientati anche dalle “veline minimizzatrici” delle forze dell’ordine,
il tutto a coprire le gravissime responsabilità aziendali.
Anche per questo la necessità di ricostruzione e rilancio della mobilitazione dei lavoratori
contro i piani di barbarie industriale della Fiat e dei suoi complici rappresenta oggi non solo la
necessaria risposta per la tutela occupazionale ma un forte presidio di tenuta democratica per
l’intera società.
E’ per questo che oggi Peppe vive e lotta ancora insieme agli operai ed insieme a noi, le loro
donne.
Comitato Mogli Operai Pomigliano
5.2.14
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