sabato 5 aprile 2014

OPERAI FIAT E INDOTTO TERMINI IMERESE IN LOTTA IERI ALLA REGIONE SICILIANA CON I PRECARI COOP SOCIALI, LAVORATORI POLICLINICO, 118... OGGI 5° GIORNO il PRESIDIO/LOTTA CONTINUA

GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2014


LA PRESIDENZA DELLA REGIONE IERI POMERIGGIO INVASA DA TANTI LAVORATORI IN LOTTA TRA OPERAI FIAT E INDOTTO, PRECARI COOPERATIVE SOCALI, LAVORATORI E EX PULIZIERI POLICLINO OPERATORI DEL 118, OPERAI DELLA ACQUE POTABILI SICILIANE... MENTRE AL PALAZZO LA GIUNTA REGIONALE ERA "IMPEGNATA" SULLA FINANZIARIA BOCCIATA IN PIU' ARTICOLI DAL COMMISSARIO DELLO STATO...

OPERAI, LAVORATORI E PRECARI HANNO DISTURBATO EFFICACEMENTE "I LORO LAVORI", HANNO BLOCCATO LA PIAZZA FERMANDOI IL TRAFFICO DELLE AUTOMOBILI, IL PORTONE DEL PALAZZO SUBITO CHIUSO QUANDO I MANIFESTANTI HANNO FATTO PRESSIONE CONTRO IL CORDONE DI POLIZIA ALLA NOTIZIA CHE NON POTEVANO INCONTRARE NESSUN LAVORATORE... 



E' SCESO ALLORA IL CAPO DI GABINETTO DOTT. SILVIA TRA I MANIFESTANTI INCAZZATI CHE HA CERCATO DI CALMARE GLI ANIMI GIUSTIFICANDO "L'IMPEGNO" DELLA GIUNTA IN QUEL MOMENTO E FISSANDO UN INCONTRO PER MERCOLEDI' 29 GENNAIO ALLE ORE 15,30.

IL PRESIDIO DI LOTTA AL PALAZZO CONTINUA IN CONCOMITANZA CON IL PRESIDIO A TERMINI IMERESE.

SLAI COBAS PER IL S.C. PALERMO

MERCOLEDÌ 22 GENNAIO 2014


LUNEDÌ 20 GENNAIO 2014

Partito il Presidio alla Regione degli operai Fiat di Termini Imerese

Comunicato stampa
Palermo 21 gennaio 2014

Presidio alla Regione degli operai Fiat di Termini Imerese

Ieri pomeriggio gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, organizzati al di fuori delle organizzazioni sindacali confederali, hanno dato vita al presidio annunciato nei giorni scorsi come primo momento di una lunga serie di iniziative che devono arrivare almeno fino al 31 gennaio, giorno del previsto incontro che si terrà a Roma tra il ministero e le organizzazioni sindacali confederali, in concomitanza con il presidio degli operai in corso a Termini Imerese.



In una giornata in cui il tempo è stato davvero inclemente è stato montato un gazebo come segnale della volontà di tenere sotto controllo le manovre di questi giorni, sia della Fiat che del governo e della Regione, dato che la soluzione di questa vertenza dipenderà dagli operai che se ne dovranno fare protagonisti diretti. Nessuno al loro posto ha davvero l'interesse a trovare una via d'uscita ad una situazione che si trascina da anni e diventa ogni giorno peggiore. Due anni di cassa integrazione hanno inciso pesantemente sulle condizioni di vita delle famiglie di questi operai e la fine della cassa in deroga annunciata per giugno 2014 lascia tutti senza prospettive.


Ripartendo, infatti, dalle prime parole d'ordine riportate anche negli striscioni attaccati ieri: “No alla Cig in deroga – Riprendiamoci la fabbrica” e “La Fiat compra Chrysler e chiude Termini Imerese” è stata fatta una prima assemblea nella quale è stata ribadita la necessità di un “piano di lavoro” di lunga durata che dia un senso al presidio e che dovrà in questi giorni cercare di raccogliere altri operai, con volantinaggi e affissione di locandine, solidarizzare con le altre lotte dei lavoratori, far conoscere all'opinione pubblica i termini di questa vertenza che significa innanzi tutto aver dato tanti soldi a fondo perduto alla Fiat che alla fine sta portando al licenziamento di 1200 operai tra Fiat e indotto, chiedere un incontro con il presidente della regione Crocetta per presentare le proprie proposte. Gli operai del presidio vogliono parlare con il presidente Crocetta le cui parole espresse l'altro giorno davanti la fabbrica se non seguite da fatti concreti reali e immediati rimangono l'ennesimo proclama di cui è piena l'esperienza degli operai.

Slai Cobas per il sindacato di classe
Via G. del Duca, 4 Palermo

338.7708110

DOMENICA 19 GENNAIO 2014

VENERDÌ 17 GENNAIO 2014

Presidio di lotta alla Presidenza Regione Siciliana - operai Fiat Termini Imerese

Comunicato stampa

Palermo 17 gen. 14


A partire dal pomeriggio di lunedì 20 gennaio il gruppo di operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che si riunisce presso la sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe di Palermo organizzerà un presidio di lotta davanti la Regione, in piazza Indipendenza, alla Presidenza della Regione.


Il primo obbiettivo, sintetizzato nelle parole d'ordine "Basta con la cassa integrazione – Riprendiamoci la fabbrica" - che questo gruppo di operai, organizzati al di fuori dei sindacati confederali, si era dato fin da subito era quello di "…organizzare una lotta capace di rimettere al centro dell'interesse e dell'attenzione di tutti la condizione degli operai" e questo primo risultato è stato raggiunto!


L'azione di questi operai, infatti, ha spinto i sindacati confederali, preoccupati di "perdere la vertenza", ad organizzare la mobilitazione (con assemblee davanti la fabbrica e occupazione dell'autostrada), attraverso la quale è stato fatto un incontro in Prefettura che ha spinto alla promessa, messa nero su bianco poi dal Ministero dello Sviluppo Economico, di un incontro per il prossimo 31 gennaio a Roma.


Ma il 31 gennaio è lontano e gli operai sono stanchi di attese e di promesse mai mantenute nei tanti mesi addietro fatte durante le "passerelle" di politici di ogni sorta davanti la fabbrica sempre alla ricerca di voti.


Gli operai sono ben coscienti che i politici affiancati in questo dai sindacalisti confederali sono specialisti nel prendere tempo, ma tempo gli operai non ne hanno più, se non si trova una soluzione entro aprile, la cassa integrazione in deroga che scade il 30 giugno non garantirà niente!


Questa "sfida importante", come ancora si diceva all'assemblea, sarà condivisa da altri lavoratori che nei prossimi giorni parteciperanno al presidio durante il quale saranno elaborate anche altre proposte e azioni di lotta per la quale gli operai hanno bisogno di "una riorganizzazione dal basso e combattiva necessaria per affrontare al meglio padroni e istituzioni".


Slai Cobas per il sindacato di classe
Via G. del Duca, 4 Palermo
091.203686 – 338.7708110

GIOVEDÌ 16 GENNAIO 2014

Continua la lotta degli operai con il presidio davanti ai cancelli chiusi… per una organizzazione dal basso e combattiva contro padroni e istituzioni!

"…organizzare una lotta capace di rimettere al centro dell'interesse e dell'attenzione di tutti la condizione degli operai" è stato detto nella prima assemblea del gruppo di operai che si è riunito al di fuori dei sindacati confederali, presso la sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe, è questo primo risultato è stato raggiunto!
L'azione di questi operai ha spinto i sindacati confederali ad organizzare la mobilitazione (con assemblee davanti la fabbrica e occupazione dell'autostrada), attraverso la quale è stato fatto un incontro in Prefettura che ha spinto alla promessa, messa nero su bianco poi dal Ministero dello Sviluppo Economico, di un incontro per il prossimo 31 gennaio a Roma.
Come dice l'articolo che riportiamo sotto, il 31 gennaio è lontano… e noi aggiungiamo che questi sono specialisti nel prendere tempo e tempo gli operai non ne hanno più. In particolare per questi operai, se non si trova una soluzione entro aprile, la cassa integrazione in deroga che scade il 30 giugno non garantirà niente!

Come ancora si diceva all'assemblea "si tratta di una sfida importante" per la quale gli operai hanno bisogno di "una riorganizzazione dal basso e combattiva necessaria per affrontare al meglio padroni e istituzioni".

***

TERMINI. In attesa del tavolo tecnico in programma il 31

Fiat, continua il presidio davanti ai cancelli chiusi

A Termini protestano da nove giorni gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e del suo indotto. Continua il presidio davanti ai cancelli della fabbrica dell'area industriale termitana, chiusa da due anni e con oltre mille operai in cassa integrazione, ma solo fino al giugno di quest'anno. La convocazione al tavolo tecnico del ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza Fiat è ancora lontana. La riunione, a cui parteciperanno rappresentanti del governo nazionale, della Regione Siciliana, del gruppo Fiat e dei lavoratori, è in programma per il prossimo 31 gennaio. In quella data si tornerà a parlare dei piani delle nuove aziende che prenderanno il posto della Fiat per il rilancio del sito industriale imerese. Anche ieri mattina le tute blu e gli operai dell'indotto, dopo aver trascorso l'ottava notte all'addiaccio, sono tornati a radunarsi in assemblea davanti ai cancelli della fabbrica. La mobilitazione di lavoratori dello'area industriale terminata prosegue: per i prossimi giorni sono in programma nuove manifestazioni, in vista della riunione del 31 gennaio a Roma, dove probabilmente una delegazione di operai si recherà per effettuare un sit-in di protesta, in concomitanza con tavolo tecnico al dicastero di via Veneto. Gli operai continuano a chiedere certezze per il futuro perché, dopo il 30 giugno 2014, scadrà la cassa integrazione in deroga e, senza soluzioni industriali concrete, l'alternativa saranno i licenziamenti collettivi, come già avvenuto per i 160 dipendenti della Lear Corporation, azienda che forniva i sedili della Lancia Ypsilon ed i 19 lavoratori della Clerprem, ditta che forniva materiale per i sedili alla Lear Corporation.

Giornale di Sicilia

16 gennaio 14

VENERDÌ 10 GENNAIO 2014

Marchionne, manager della Fiat-Chrysler in una intervista chiarisce i suoi "piani" per il futuro e pretende soldi dal governo e operai senza diritti

Marchionne, manager della Fiat-Chrysler in una intervista chiarisce i suoi "piani" per il futuro e pretende soldi dal governo e operai senza diritti
Ieri Marchionne si è fatto intervistare dal quotidiano la Repubblica! Il manager moderno fascista conferma tutta la propria arroganza e sbruffoneria, si tratta, infatti, di una intervista che da un lato è un'autocelebrazione, la propaganda della sua presunta abilità, e che sia presunta infatti viene fuori dalle stesse cose che dice: i soldi per questa operazione li hanno messi il governo americano e gli operai tramite il loro fondo pensione! dall'altro lato serve a chiedere soldi esplicitamente al governo italiano, soldi che dovrebbero servire per gli investimenti! Marchionne mette comunque sempre le mani avanti, perché il "piano" si  potrà fare sempre se il mercato regge... si tratta di una scommessa, e così via.
Dal quel che dice rispetto all'uscita dal mercato delle auto piccole e al concentrarsi sul mercato delle auto di alta gamma è chiaro che la produzione non potrà mai lontanamente ripartire con le quantità del passato!

Tutto questo nello stesso giorno in cui i dirigenti Fiat incontravano la Fiom dopo la sentenza di Cassazione, un altro schiaffo al sindacato "nemico". Lui i piani industriali non li discute con nessuno e li presenta dove, quando, a chi e come vuole lui.

Commentiamo alcuni passi dell'intervista che riportiamo integralmente sotto.

***
Intervista all'ad del Lingotto dopo l'acquisizione di Chrysler: "Puntiamo sulla fascia medio-alta, le accuse di Moody's sul debito non mi preoccupano"
Marchionne: ecco il futuro della Fiat
"L'America ci dà valore. Ora rilanciamo l'Alfa, tutti gli operai rientreranno"

Dottor Marchionne, la settimana scorsa la Fiat si è comprata tutta la Chrysler, ha cambiato dimensione e identità e lei non ha ancora detto una parola. Cosa succede?
"Quel che dovevo dire l'ho scritto il giorno dopo la firma ai 300 mila dipendenti del gruppo, insieme con John Elkann. Adesso dobbiamo soltanto lavorare perché questo sogno che abbiamo realizzato, e che io inseguivo dal 2009, si metta a camminare, anzi a correre, e produca i suoi effetti".

Si ricorda come è incominciato tutto?
"Sì. Avevamo un accordo tecnologico con Chrysler, un'intesa di minima, e mi sono accorto che non serviva a niente, perché non produceva risultati di qualche rilievo né per Fiat né per gli americani. È stato allora che l'idea ha cominciato a ronzarmi per la testa. Un'idea, non un progetto. Diceva così: o tutto o niente. O posso entrare nella gestione e prendermi la responsabilità delle due aziende, oppure perdiamo tempo".

E poi?
"Poi è arrivato il piano. La chiami fortuna, istinto, visione, quel che vuole. Resta il fatto che in quel momento di crisi spaventosa abbiamo visto nei rottami dell'industria automobilistica americana la possibilità di far rinascere una grande azienda in forma completamente diversa. E l'America ha creduto nelle nostre idee e ci ha aperto le porte".

Vuol dire che soltanto in America sarebbe stata possibile un'operazione di questo tipo?
"Dico che per tante ragioni storiche e culturali noi europei siamo condizionati dal passato, l'idea di chiuderlo per far nascere una cosa nuova ci spaventa. Da loro no: c'è una disponibilità quasi naturale verso il cambiamento, la voglia di ripartire".

Meno vincoli e meno dubbi?
"Se porti un'idea nuova, in Italia trovi subito dieci obiezioni. In America nello stesso tempo trovi dieci soluzioni a possibili problemi. E poi è arrivato Obama".

[Il giornalista va al dunque. Meno vincoli? È proprio su questo che Marchionne si è "battuto" anche in Italia: perché avesse meno vincoli e cioè ancora una volta niente diritti degli operai! sono questi diritti che Marchionne chiama obiezioni!]

Che ha creduto subito al suo progetto?
"Aveva l'obbiettivo di salvare quelle aziende. La nostra fortuna è stata di poter trattare direttamente con il Tesoro, con la task force del Presidente, non con i creditori di Chrysler, come voleva la vecchia logica. Se no, oggi non saremmo qui".

[E' questa la verità: qui Marchionne si "confessa". Obama "aveva l'obbiettivo di salvare quelle aziende"! e ha messo i soldi scommettendo sull'operazione "salvataggio"]

L'amministrazione vi ha sempre sostenuti?
"Abbiamo scoperto che il nostro piano era più prudente del loro. Ma la seconda fortuna è stata che il mercato è ripartito prima del previsto, gli Usa oggi sono tornati a produrre 15 milioni di veicoli, la cura che abbiamo fatto a Chrysler funziona, noi ci siamo, tanto che la Jeep non ha mai venduto tante macchine come nel 2013, cioè 730 mila".

Questo basta per mettere Chrylser al riparo?
"Guardi che in America il mercato c'è ma è difficile, la competizione è durissima. Ma nelle vendite retail lo scorso anno Chrysler è cresciuta negli Usa più degli altri due big, Ford e Gm. Siamo il quarto produttore americano, perché in mezzo si è infilata Toyota. Quindi c'è molta strada ancora da fare, ma siamo in cammino. E meno male che l'istinto aveva visto giusto nel 2009, perché un'occasione così si presenta una volta sola nella vita: non accadrà mai più".

[Quando parla delle auto vendute, sia a livello generale che della Chrysler Marchionne si "allarga" sempre. Le vendite sono tornate indietro di una ventina d'anni. Altro che ripresa!]

Un piccolo non potrà mai più comprare un grande grazie alla crisi?
"Abbiamo sfruttato condizioni irripetibili. È vero che normalmente il sistema americano è capace a digerire la bancarotta e a assicurarti le condizioni finanziarie per ripartire, perché il Chapter 11 negli Usa ti lava la macchia del fallimento. Ma quando siamo arrivati noi il sistema digestivo delle banche si era bloccato, ed ecco che abbiamo potuto negoziare direttamente con il governo, cosa mai accaduta prima".

[Negli Stati Uniti ci sono appunto meno vincoli. Il "Capitolo 11" ti lava la macchia del fallimento!]

Un negoziatore più facile perché politicamente interessato al risanamento aziendale?
"Mica tanto facile. Continuavano a dirmi che la Fiat doveva metterci la pelle, cioè i soldi. Ho avuto la faccia tosta all'inizio di dire no. Avevamo studiato bene le ceneri dell'automobile americana, sapevamo che il rischio era altissimo. Se vuoi, rispondevo, metto in gioco la mia pelle, vale a dire reputazione e carriera, la Fiat no, nemmeno un euro".

[Marchionne ha più che una faccia tosta! Nemmeno un euro! Per salvaguardare i soldi dei suoi padroni Agnelli/Elkann]

Perché hanno accettato?
"Tenga conto che stiamo parlando della tragedia del 2009, quando i manager uscivano per strada con gli scatoloni perché le aziende chiudevano, quando la quota di mercato di Chrysler era precipitata al 6 per cento, non so se mi spiego. Certo, ogni tanto mi arrivava un messaggio dal mio partner al Tesoro: secondo te, questa rotta si sta invertendo? Bene, si è invertita. Abbiamo restituito al governo Usa tutti i soldi che aveva messo in Chrysler, 7 miliardi e mezzo di dollari, abbiamo ripagato tutti e dopo l'accordo con Veba non dobbiamo più niente a nessuno. A questo punto, ci siamo comprati il resto dell'azienda. Chrysler ha trovano un partner".

Direi un padrone, no?
"Direbbe male. La nostra non è una conquista, è la costruzione di un insieme. Ho scritto una lettera riservata a Gec, il Group Executive Council, cioè gli uomini che gestiscono il Gruppo, e ho detto che quello di Fiat-Chrysler è per me un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma soprattutto un sogno di integrazione culturale tra due mondi".

Non vi sentite padroni di Chrysler, dunque?
"Qualcosa di più, di meglio. Abbiamo creato una cosa nuova. E da oggi il ragazzo americano che lavora in Chrylser quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra. Poi, certo, se quando sono arrivato qui mi avessero detto che saremmo diventati il settimo costruttore del mondo, mi sarei messo a ridere. Capisco anche che in questi anni qualcuno ci abbia preso per pazzi. Per fortuna gli azionisti hanno creduto nel progetto e lo hanno appoggiato. John è venuto subito a Detroit, ha capito il potenziale dell'operazione e l'ha sostenuta fino in fondo".

[E qui Marchionne fa il reazionario americano: tira fuori l'"orgoglio" che dovrebbe nascere nel petto del "ragazzo americano che lavora in Chrylser" che è costretto a lavorare per un salario diverse volte inferiore a quello degli "anziani" e "quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra"! Mancano solo le lacrime e gli applausi! Per il padrone buono!]

Lei sa che su questo successo americano c'è il sospetto che sia stato costruito a danno dell'Italia, delle sue fabbriche e dei suoi operai. Cosa risponde?
"Che è vero il contrario. Questa operazione ha riparato Fiat e i suoi lavoratori dalla tempesta della crisi italiana ed europea, che non è affatto finita. Non solo: ha dato la possibilità di sopravvivere all'industria automobilistica italiana in un mercato dimezzato altrimenti non ce l'avremmo più. E invece potrà ripartire con basi, dimensione e reti più forti".

Lei dopo la firma è ottimista, ma proprio oggi il Financial Times le fa notare che 4,4 milioni di vetture prodotte da Fiat-Chrysler sono appena la metà di Toyota, e l'accusa di esser un abile negoziatore ma non un costruttore, un uomo d'automobili. Come si difende?
"Se adesso che ho Chrysler valgo mezza Toyota, quale sarebbe il mio valore senza l'America? Quanto alle automobili, al salone di Detroit 2011 abbiamo presentato 16 nuovi modelli tutti insieme. E aspettiamo il nuovo piano Alfa Romeo, per favore, prima di parlare".

[Con queste risposte Marchionne ribadisce la propria posizione e cioè che non si poteva investire prima, posizione smentita dagli investimenti miliardari già fatti e in corso di tutte le altre case automobilistiche del mondo!]

Però Moody's non ha aspettato, e ha già minacciato il downgrade Fiat per i troppi debiti e la poca liquidità dopo l'acquisto di Chrysler. Chi ha ragione?
"Capisco il loro ragionamento, ma ricordo che nel 2007 arrivammo a zero debiti, prima che scoppiasse quel bordello nei mercati. Bisognerà vedere con il piano di aprile dei nuovi modelli dove si posizionerà il debito. Io non sono preoccupato, proprio no".

Ma la strada maestra nelle vostre condizioni non sarebbe un aumento di capitale?
"Sarebbe una distruzione di valore. Ci sono metodi, modelli diversi e innovativi per finanziare gli investimenti".

[Giustamente il giornalista chiede perché viste tutte queste meraviglie gli Agnelli non investano i propri soldi! Marchionne conosce ben altri metodi per recuperare soldi!]


Come il convertendo da un miliardo e mezzo di cui si parla?
"Lasci stare le cifre. Ma il convertendo potrebbe essere una misura adatta".

In un passato recente con il convertendo i banchieri italiani si sentivano già padroni della Fiat, non ricorda?
"Ricordo, anche perché quando venivano al Lingotto mancava solo che prendessero la misura delle sedie. Invece la verità è che siamo qui, pronti a ripartire, ma abbiamo bisogno di soldi per finanziare la ripartenza. Le sembra un discorso troppo esplicito, troppo poco italiano?".

No, se lei però mi dice dove quoterete la nuova società.
"Fiat è quotata a Milano. Poi, andremo dove ci sono i soldi. Mi spiego: dove c'è un accesso più facile ai capitali. Non c'è dubbio che il mercato più fluido è quello americano, quello di New York, ma deciderà il Consiglio di amministrazione. Io sono pronto anche ad andare a Hong Kong per finanziare lo sforzo di Fiat-Chrysler".

Come si chiamerà la nuova società?
"Avrà un nome nuovo".

Quando avverrà la fusione?
"Spero subito, con l'approvazione del consiglio al dividendo Chrysler di 1,9 miliardi. A quel punto il processo è chiuso, si può partire".

E dove sarà la sede della nuova società?
"Lo decideremo, anche in base alla scelta di Borsa, ma mi lasci dire che è una questione che ha un valore puramente simbolico, emotivo. La sede di Cnh Industrial si è spostata in Olanda, ma la produzione che era qui è rimasta qui".

Lei dovrebbe capire dove nascono certe preoccupazioni. Quando è arrivato in Fiat si producevano un milione di auto in Italia, due milioni dieci anni prima oggi appena 370 mila su un totale di 1,5 milioni di auto vostre. Come si può aver fiducia nel futuro dell'auto italiana in queste condizioni?
"Se ritorniamo al punto in cui Fiat doveva investire in controtendenza in questi anni di mercato calante, io non ci sto, perché se posso scegliere preferisco evitare la bancarotta. Peugeot ha investito, e oggi si vede che i soldi sono usciti, ma il mercato non c'è. In più bisogna tener conto che le auto invecchiano, e un modello lanciato (e non comprato) durante la crisi sarà vecchio a crisi finita, quando i consumi possono ripartire. No, la strada è un'atra".

Quale, dopo le promesse mancate di Fabbrica Italia?
"Ecco un'altra differenza tra Italia e America. Là quando cambiano le carte si cambia gioco, tutti d'accordo, qui avrei dovuto mantenere gli investimenti anche quando il mercato è sparito. No, la nostra strategia è uscire dal mass market, dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro è complicato".

[Per favore non gli ricordate che aveva promesso investimenti con il piano Fabbrica Italia!]

Uscire dal mercato tradizionale Fiat per andare dove?
"Nella fascia Premium, prodotti di alta qualità, con concorrenza ridotta, clienti più attenti, margini più larghi. In fondo abbiamo marchi fantastici e per definizione Premium, come l'alfa Romeo e la Maserati. Perché non reinventarli?".

E perché non lo avete fatto?
"E lei, mi scusi, che ne sa? Sa della Maserati a Grugliasco, dove lavora gente in guanti bianchi a scegliere le rifiniture in pelle per andare sui mercati del mondo. Ma non sa che in capannoni-fantasma, mimetizzati in giro per l'Italia, squadre di uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo che annunceremo ad aprile e cambieranno l'immagine del marchio, riportandolo all'eccellenza assoluta".

[Questa dei capannoni-mimetizzati in giro per l'Italia, anche se fosse vera, è una ridicola barzelletta, all'"americana" appunto!]

Allora perché non lo avete fatto prima?
"Mi servivano due cose: la capacità finanziaria, e oggi finalmente Chrysler come utili e come cassa mi copre le spalle, e un accesso al mercato mondiale. Oggi se mi presento con l'Alfa negli Usa ho una rete mia di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano".

Dunque mi pare di capire che non venderà l'Alfa Romeo ai tedeschi, è così?
"Se la possono sognare. E credo che la sognino, infatti. L'Alfa è centrale nella nostra nuova strategia. Ma come la Jeep è venduta in tutto il mondo ma è americana fino al midollo, così il dna dell'Alfa dev'essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà mai diventare americano. Basta anche coi motori Fiat nell'Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa".

E cosa sarà degli altri marchi?
"Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinquecento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y. Come vede la vera scommessa è utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo dell'Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana".

Lei parla di modelli, parliamo di lavoro. Questa strategia come si calerà negli impianti che oggi sono fermi, o girano con la cassa integrazione, aumentando l'incertezza italiana nel futuro?
"Senza una rete di vendita nei mercati che tirano, far la Maserati ad esempio non servirebbe a nulla. Adesso Chrysler ci ha completato gran parte del puzzle, soprattutto nell'area cruciale Usa-Canada-Messico, dove oggi possiamo entrare con gli stivali mentre ieri dovevamo presentarci con le scarpe da ballerina".

Non è che nell'acquisto Chrysler c'è per caso una clausola di protezione dell'occupazione e della produzione americana?
"Neanche per sogno, sarebbe una cosa tipicamente italiana, che là non è venuta in mente a nessuno".

Parliamo allora delle fabbriche italiane. Quando e come ripartiranno?
"Ecco il quadro. Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento più adatto al rilancio Alfa Romeo. Mi impegno: quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo".

Sta dicendo che finirà la cassa integrazione eterna per i lavoratori Fiat?
"Sì, dico che col tempo – e se non crolla un'altra volta il mercato – rientreranno tutti".

Scommettendo sull'Alfa e sulle auto Premium lei scommette sul dna italiano dell'auto: ma ha ancora corso nel mondo, con la crisi del nostro Paese?
"La capacità italiana di produrre sostanza e qualità, di inventare, di costruire è enormemente più apprezzata all'estero che da noi. Il carattere dell'automobile italiana esiste, eccome. Tutto ciò è una ricchezza da cui ripartire. Noi siamo pronti. Ma se continuiamo a martellarci i piedi, invece di puntare al meglio, finirà anche questa storia".

Ma cos'è il meglio, in un Paese che perdendo il lavoro sta perdendo anche la coscienza delle sue potenzialità, dei doveri e dei diritti?
"E' aprirsi al mondo, trovarsi spazio nel mondo, non chiudersi in casa, soprattutto quando intorno c'è tempesta. Fiat ci prova. Ho scritto ai miei che possiamo concorrere a dare forma e significato alla società del futuro. Anche per me arriverà il giorno di lasciare. Ma intanto, dieci anni dopo, è una bella partita".

La Repubblica 10 gennaio 2014
 

GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2014

Un'altra cronaca della giornata Fiat-Termini di ieri 08/01/2013

Sono giorni di tensione davanti i cancelli dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Oggi, 8 Gennaio 2014 è stata indetta un'assemblea da Fim, Fiom e Uilm a seguito dei 174 licenziamenti dei  lavoratori  Lear e Clerprem, aziende dell'indotto Fiat che si occupano di imbottitura dei sedili; erano presenti circa 250 tute blu.

A fronte dei sorrisi in doppio mento di Marchionne & Co. per l'acquisizione della Chrysler, gli operai hanno dovuto, nei giorni scorsi, compiere l'umiliante pellegrinaggio verso le sedi sindacali per l'iscrizione alle liste di collocamento, pena l'esclusione della magra indennità della mobilità.
Dietro lo spettro del licenziamento (un accordo industriale è necessario entro il 15 Aprile) di tutti i circa 1.200 operai del polo industriale, i sindacati sopracitati  stanno tentando di  riaccendere i riflettori  sulla vertenza Fiat e hanno  indetto un presidio permanente davanti i cancelli.
Durante l'assemblea il delegato regionale Fiom,  Roberto Mastrosimone ha, in un primo momento, sottolineato l'importanza dell'unità degli operai superando eventuali divergenze politiche, ideologiche e sindacali, dall'altro ha rivendicato la paternità della vertenza escludendo di fatto tutte quelle sigle sindacali che “...non hanno le carte in regola...”.
Gli operai, nell'esprimere la propria rabbia, hanno  più volte sottolineato la responsabilità della Fiat e della politica profit oriented di Marchionne. Non sono esenti da responsabilità i vari ministri delle attività produttive/economiche succedutisi in questi anni: Scajola, Berlusconi, Romano, Passera e Zanonato adesso.
Mastrosimone ha più volte dichiarato di non escludere alcuna forma di protesta per riportare l'attenzione su Termini Imerese e far sì che si apra un nuova trattativa che coinvolga Fiat e governo (stesse parole sono state utilizzate nel 2012 da Mastrosimone: “Siamo pronti ad azioni clamorose per scongiurare il licenziamento degli oltre 2mila lavoratori dello stabilimento e dell'indotto”-Androkronos 15/05/2012)...Ma cosa è stato fatto in tutto questo tempo se gli operai stanno portando avanti una guerra tra poveri favorendo senza ombra di dubbio gli interessi dei padroni?
 
Forse la risposta è già nelle parole di Mastrosimone: "Ormai siamo all'epilogo di questa vicenda. E' chiaro che chi continua a perdere tempo va contro gli interessi dei lavoratori"(Androkronos 15/05/2012).
 
Qualcuno spieghi a Matrosimone che continuare a sperare, illudendo gli operai, di conciliare interessi contrapposti di classe è pura demagogia, per non dire follia. La classe operaia così frammentata è solo un'arma in più per i padroni che non hanno un interlocutore compatto, unito e pericoloso al quale dare il giusto peso, le giuste risposte e al quale riconoscere la giusta dignità.
 
Lo stesso Scavuzzo, delegato FIM, è stato costretto ad affermare come già nel 2009 Gianni Letta, in qualità di sottosegretario al governo si era impegnato a risolvere il “problema Termini Imerese” senza dare alcuna risposta politica concreta alla questione.
Non bastano più gli attestati di solidarietà di fantocci della borghesia: da Mariella Maggio, ex segretario regionale Cgil e attuale parlamentare regionale siciliano del Pd, al deputato regionale Pdl Pietro Alongi.
 
Al di là delle responsabilità politiche oggettive di governi borghesi, nazionali e regionali, l'attenzione e la rabbia degli operai devono essere indirizzati verso chi toglie loro dignità e li spreme con arroganza,  senza ormai più nascondersi: Marchionne e tutta la dirigenza Fiat.
E' necessario indirizzare la lotta all'interno della fisiologica contrapposizione tra: capitale/lavoro, profitto/salario, padrone/operaio; bisogna smetterla di fare carriera politica e sindacale sulle spalle degli operai !!!!
 
Lo Slai Sobas per il sindacato di classe ed il Circolo dei Proletari Comunisti Palermo esprimono la massima solidarietà ai lavoratori di Termini.
 
Ribellarsi è Giusto!!!! 
Il Potere deve essere OPERAIO!!!!
 
Marco

Operai Fiat Termini Imerese, parte il presidio permanente

Da ieri è partito un presidio davanti i cancelli dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che i sindacati confederali hanno detto deve essere permanente. Si tratta di un primo passo positivo: che si riprenda una discussione sul futuro degli operai partendo dalla fabbrica e non dalle istituzioni , un passo positivo al quale ha di certo contribuito l'azione di un gruppo di operai che si sta autorganizzando e ha fatto conoscere un programma di iniziative a lunga scadenza che prevede ogni tipo di azione, tra queste c'è stata appunto una assemblea tenuta davanti ai cancelli circa un mese fa.
Riportiamo sotto la cronaca di un compagno del circolo di proletari comunisti.

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Breve cronaca dalla Fiat di Termini Imerese

oggi, giorno 08/01/2014 alle ore 13 è iniziata l'assemblea organizzata dalla Fiom davanti la Fiat di Termini. Era prevista l'assemblea per le 12, ma Mastrosimone segretario dalla Fiom si è fatto attendere, nel frattempo ho parlato con degli operai che mi stavano spiegando un po' la situazione di come era organizzata la cosa. Mi hanno spiegato che l'assemblea era organizzata dalla Fiom, che oggi si doveva decidere di fare un presidio permanente, ma questa decisione doveva essere presa dai sindacati confederali.

La situazione che si presenta in questo momento: gli operai della Fiat sono in cassa integrazione ma ormai ad aprile in scadenza, poi gli operai di ditte esterne come la Lear che ha licenziato ben 160 operai e la Clerprem che ne ha licenziati 19.

Verso le 12 l'aria che si respirava fra gli operai era un po' tesa a tal punto che arrivata una macchina nel centro della strada viene bloccata e non fatta passare... ne è nata una discussione abbastanza accesa con l'automobilista e tra gli stessi operai... In poche parole è nata la così detta guerra fra poveri stamattina ed è quello che il signor Marchionne per ora spera, ed anche quello che incitano a fare tutti i sindacati confederali che in questi anni hanno portato la Fiat alla fine per non condurre una vera lotta di classe operaia, ma invece favoreggiando i padroni...

Dunque in seguito alle 13 finalmente arriva Mastrosimone e giunge immediatamente al gazebo per iniziare il suo ennesimo discorso agli operai della Fiat,

Apre il discorso subito dicendo che la situazione è messa veramente male perché gli ammortizzatori sociali stanno per scadere e gli operai delle due aziende sono stati licenziati (sta parlando colui che ha portato con le sue "lotte" alla situazione in cui si trovano), e poi in seguito si lamenta della divisione che c'è tra gli operai, e getta la colpa tutta su di loro sul fatto del fallimento delle vecchie lotte. Quello che però non dice il signor Mastrosimone è che in passato lui e il suo sindacato hanno sempre fatto accordi con il padrone e per il padrone, lo testimoniano anche alcuni operai che lo hanno visto dire in alcune azioni sindacali "si facciamo, facciamo" e poi dopo avere avuto l'incontro con la dirigenza della Fiat e avendo avuto probabilmente l'orecchio stirato dal padrone diceva che non si poteva fare più niente, in poche parole un vero favoreggiamento al padrone.

Quindi il problema per lui è stato sempre il fatto che gli operai sono sempre andati via in passato alle 13 dalle sue assemblee, dicendo che questo non serve e che gli operai si devono mettere in testa di fare assemblee permanenti e chi non vuole se ne deve andare (ridicolo come discorso, in poche parole se ne lava le mani), e lui ammette che in passato ci sono stati alcuni errori, però dobbiamo lasciar perdere il passato (vuole ancora fiducia dagli operai). Poi dice che ci vuole unione fra gli operai anche se si è di sindacati differenti ma che questi sindacati devono proporre cose condivisibili con loro e che non vadano contro la loro vertenza (fallimentare) che ormai ha fatto la storia e che lui ne sa più di altri che non possono permettersi di sabotarla...
Dopo dice che gli operai devono cercare risposte dalla politica e dalle istituzioni affinché riapra lo stabilimento della Fiat e anche come diversa industria, però non parla in tutto questo di azioni vere e concrete di lotta, come occupare lo stabilimento della Fiat. Dopo dice per chiudere che l'importante è iniziare e che se c'è la gente che vuole fare si può fare tutto (infatti quando nel 2002 erano 4000 si è visto che potevano fare tutto e cosa la Fiom ha fatto e dove ha portato ora la Fiat di Termini), poi ha detto che oggi si deve fare il presidio permanente e ha promesso agli operai che lui ci sarà sempre mattina e sera e che se decidono di andare via prima lui smonta i gazebi e se ne lava le mani e nessuno gli deve rompere le palle.

In chiusura di questo discorso Mastrosimone getta tutta la colpa agli operai e non di certo al suo operato da segretario della Fiom... la vera lotta deve essere di classe senza accordi che favoreggiano il padrone e neanche allora sarà tutto risolto, perché per risolvere realmente la classe operaia deve prendere il potere con la rivoluzione proletaria.

Salvo

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