Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha convocato per martedì 21 il tavolo di confronto sulla riconversione industriale
ROMA. Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha convocato per martedì 21 il tavolo di confronto sulla riconversione industriale del sito Fiat di Termini Imerese. Lo rende noto il ministero. La convocazione di azienda, parti sociali e istituzioni interessate, avviene al termine degli incontri che il ministro e la presidenza della Regione siciliana hanno condotto con i rappresentanti delle 7 proposte selezionate dall'advisor del ministero Invitalia, dopo un'istruttoria iniziata a maggio, su una base di 31 manifestazioni di interesse.
sabato 11 dicembre 2010
FUTURO E IPOTESI...
In questi giorni, per iniziativa del ministro dello Sviluppo Economico, Romani, e del presidente della Regione Sicilia, Lombardo (non invitati i sindacati confederali, trattati praticamente sempre a pesci in faccia), ci sono stati incontri per decidere del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.
Un’altra puntata, dunque, della lunga telenovela iniziata con la decisione della Fiat di Marchionne di smettere la produzione di auto nello stabilimento di Termini il 31 dicembre 2011.
Invitalia, l’ente pubblico (Advisor, all’americana) che doveva scegliere tra tutte le proposte arrivate dopo la pubblicazione del bando internazionale ne ha selezionate 7. In questi incontri si è discusso con due rappresentanti di questi progetti: Mario Rossignolo della De Tomaso e Cimino del fondo privato Cape Natixis.
In ballo ci sono molti finanziamenti sia statali che regionali e fanno sicuramente gola, quindi il tentativo di specularci sopra è sempre possibile. Ma dall’articolo che riprendiamo del Sole 24 ore, e che commentiamo, si capisce che le proposte sono di gradimento sia del ministro che di Lombardo.
Esprimono dubbi invece, “analisti e osservatori” che considerano i progetti troppo ambiziosi nella sfida alla concorrenza delle grandi marche.
Anche il dirigente nazionale della Cisl, Bonanni, sindacato presente in fabbrica che non ha mai alzato un dito per migliorare le condizioni degli operai, né economiche né di lavoro, ha qualche dubbio: fa la parte di quello che se ne intende, soprattutto di soldi, questo servitore fedele dei padroni, e dice in una intervista che “fino a questo punto ci sono solo persone che parlano di soldi pubblici e nemmeno un euro di soldi privati, per non parlare dei piani industriali”… e allora, diamogli un euro e Bonanni firma questo ed altro!
I soldi, appunto: secondo alcune indiscrezioni, dicono i giornali, due terzi dell'impegno finanziario del piano di Rossignolo dovrà maturare dall'immobile di Termini Imerese. Si tratta di 200 milioni circa che dovrebbero essere ottenuti dal ricorso a prestiti bancari garantiti dalle strutture Fiat. La possibilità di ottenerli per Rossignolo, dunque, si basa sul presupposto che la De Tomaso rilevi in toto la proprietà dello stabilimento Fiat, come aveva lasciato intendere l'ad dell'azienda torinese, Sergio Marchionne. Il resto delle risorse finanziarie previste dal piano De Tomaso potrà arrivare per 40-50 milioni da un accordo di programma con la Regione Siciliana mentre il contributo messo a disposizione dell'azienda di proprietà della famiglia Rossignolo dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni di euro.
Visto questo ben di dio di soldi, l’ex segretario generale della Cisl, D’Antoni, oggi deputato del Partito Democratico, altro antico venditore di operai, continua a sperare ancora che la Fiat non abbandoni la Sicilia al termine del 2011: «Non capisco perché il governo non debba contribuire nella misura in cui si era stabilito nel 2007, prima che si tornasse alle urne - ha ribadito -. Marchionne allora chiese a Stato e Regione un contributo di circa 600 milioni. Ricorrendo ai Fondi del Mezzogiorno eravamo vicini a mettere insieme quella somma». (Come si vede i soldi per i padroni si trovano sempre!)
Qualche problema, quindi, c’è, anche dal punto di vista della reazione di Marchionne, dice infatti, l’assessore siciliano all’industria, Venturi: “Aspettiamo domani, per ulteriori incontri presso il Ministero, al fine di approfondire anche le altre proposte... Ci aspettiamo che il gruppo torinese mantenga la parola data e al momento opportuno ceda le chiavi dello stabilimento ad un prezzo simbolico. Confidiamo, su quest'ultimo punto, anche sulla mediazione del ministro Romani''.
L'impegno della De Tomaso, messo nero su bianco nel piano, è quello di impiegare a Termini Imerese 1.400 addetti, per gli altri circa 1000 operai dell’indotto ci penserà qualcun altro…
La Fiom continua a fare convegni, ne ha preparato uno per il 18 dicembre a Termini, addirittura con la presenza della Camusso, per spiegare quanto sia grave la situazione…agli operai che sono in cassa integrazione fino alla fine delle “feste”.
Il prossimo incontro è previsto per martedì 21 dicembre presso il Ministero dello Sviluppo economico… chissà, in tempi di ricerca del consenso, il ministro tanto voluto da Berlusconi avrà pensato di dare la “buona notizia” agli operai sotto Natale!
***
“Futuro di Termini: via all’esame Mse
“Non è un via libera, ma di sicuro è una speranza in più per il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese destinato alla chiusura a fine 2011.
Secondo Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia, i progetti degli imprenditori Gian Mario Rosignolo e Simone Cimino “non sono incompatibili e permetterebbero di giungere a una soluzione per il sito industriale siciliano”.
Le parole di Lombardo, sono giunte ieri al termine di un incontro con Paolo Romani, ministro della sviluppo economico, al quale hanno preso parte i rappresentanti di due dei 7 progetti selezionati per la riconversione industriale del sito Fiat. Il calendario dei lavori, vista la volontà del ministro di definire quanto prima una nuova configurazione per Termini – e in funzione del tavolo di confronto con azienda e parti sociali – si concluderà entro i prossimi giorni.
Il piano di Rossigonolo verte sulla produzione di auto con marchio De Tomaso e assorbirebbe tutti i lavoratoti Fiat, mentre, quello di Cimino (fondatore dei fondi di private equity Cape Natixis) punta sulla produzione di componenti e auto elettriche insieme allo specialista Reva, controllato dall’indiana Mahindra. Per Lombardo i piani rappresentano “una forte spinta in termini di innovazione e sviluppo”.
Rosignolo, ex presidente di Telecom, un anno fa rilevò il marchio De Tomaso, con l’obiettivo di far rinascere lo storico brand dopo il fallimento del 2004. Il rilancio prevede la produzione di una compatta di fascia premium (un’anti Mini, per intenderci) e un suv di lusso, nome in codice “Tosca” che dovrebbe vedere la luce come prototipo a marzo, al salone dell’auto di Ginevra.
La conquista di Termini significherebbe per Rossignolo, manager con l’auto nel Dna (classe 1930, entrò in Fiat nel 1957), una terza fabbrica da mettere in moto, dopo l’impianto Pininfarina di Grugliasco, acquistato con tutti i macchinari, e quello di Livorno appartenuto a Delphi, colosso dei componenti Usa.
Analisti e osservatori sono cauti: è difficile che un Suv da oltre 80mila euro, e una city car d’impostazione modaiola, pur con un marchio storico, possano rappresentare una minaccia per Audi, Porche e Bmw.
La produzione sarebbe limitata: circa 8mila suv e 30 mila compatte all’anno e il progetto, come ha rivelato Quattroruote in una recente intervista a Rossignolo, sfrutterebbe un sistema brevettato e denominato Univis, che permetterebbe risparmi di costi e di tempi. Il brevetto risale al 1984 e fu depositato da Giuliano Malvino, amico di Rossignolo, fondatore della Rayton Fissore: è stato utilizzato per produrre il Magnum: fuoristrada del 1985, riscosse successo come veicolo della Polizia.
Un’altra puntata, dunque, della lunga telenovela iniziata con la decisione della Fiat di Marchionne di smettere la produzione di auto nello stabilimento di Termini il 31 dicembre 2011.
Invitalia, l’ente pubblico (Advisor, all’americana) che doveva scegliere tra tutte le proposte arrivate dopo la pubblicazione del bando internazionale ne ha selezionate 7. In questi incontri si è discusso con due rappresentanti di questi progetti: Mario Rossignolo della De Tomaso e Cimino del fondo privato Cape Natixis.
In ballo ci sono molti finanziamenti sia statali che regionali e fanno sicuramente gola, quindi il tentativo di specularci sopra è sempre possibile. Ma dall’articolo che riprendiamo del Sole 24 ore, e che commentiamo, si capisce che le proposte sono di gradimento sia del ministro che di Lombardo.
Esprimono dubbi invece, “analisti e osservatori” che considerano i progetti troppo ambiziosi nella sfida alla concorrenza delle grandi marche.
Anche il dirigente nazionale della Cisl, Bonanni, sindacato presente in fabbrica che non ha mai alzato un dito per migliorare le condizioni degli operai, né economiche né di lavoro, ha qualche dubbio: fa la parte di quello che se ne intende, soprattutto di soldi, questo servitore fedele dei padroni, e dice in una intervista che “fino a questo punto ci sono solo persone che parlano di soldi pubblici e nemmeno un euro di soldi privati, per non parlare dei piani industriali”… e allora, diamogli un euro e Bonanni firma questo ed altro!
I soldi, appunto: secondo alcune indiscrezioni, dicono i giornali, due terzi dell'impegno finanziario del piano di Rossignolo dovrà maturare dall'immobile di Termini Imerese. Si tratta di 200 milioni circa che dovrebbero essere ottenuti dal ricorso a prestiti bancari garantiti dalle strutture Fiat. La possibilità di ottenerli per Rossignolo, dunque, si basa sul presupposto che la De Tomaso rilevi in toto la proprietà dello stabilimento Fiat, come aveva lasciato intendere l'ad dell'azienda torinese, Sergio Marchionne. Il resto delle risorse finanziarie previste dal piano De Tomaso potrà arrivare per 40-50 milioni da un accordo di programma con la Regione Siciliana mentre il contributo messo a disposizione dell'azienda di proprietà della famiglia Rossignolo dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni di euro.
Visto questo ben di dio di soldi, l’ex segretario generale della Cisl, D’Antoni, oggi deputato del Partito Democratico, altro antico venditore di operai, continua a sperare ancora che la Fiat non abbandoni la Sicilia al termine del 2011: «Non capisco perché il governo non debba contribuire nella misura in cui si era stabilito nel 2007, prima che si tornasse alle urne - ha ribadito -. Marchionne allora chiese a Stato e Regione un contributo di circa 600 milioni. Ricorrendo ai Fondi del Mezzogiorno eravamo vicini a mettere insieme quella somma». (Come si vede i soldi per i padroni si trovano sempre!)
Qualche problema, quindi, c’è, anche dal punto di vista della reazione di Marchionne, dice infatti, l’assessore siciliano all’industria, Venturi: “Aspettiamo domani, per ulteriori incontri presso il Ministero, al fine di approfondire anche le altre proposte... Ci aspettiamo che il gruppo torinese mantenga la parola data e al momento opportuno ceda le chiavi dello stabilimento ad un prezzo simbolico. Confidiamo, su quest'ultimo punto, anche sulla mediazione del ministro Romani''.
L'impegno della De Tomaso, messo nero su bianco nel piano, è quello di impiegare a Termini Imerese 1.400 addetti, per gli altri circa 1000 operai dell’indotto ci penserà qualcun altro…
La Fiom continua a fare convegni, ne ha preparato uno per il 18 dicembre a Termini, addirittura con la presenza della Camusso, per spiegare quanto sia grave la situazione…agli operai che sono in cassa integrazione fino alla fine delle “feste”.
Il prossimo incontro è previsto per martedì 21 dicembre presso il Ministero dello Sviluppo economico… chissà, in tempi di ricerca del consenso, il ministro tanto voluto da Berlusconi avrà pensato di dare la “buona notizia” agli operai sotto Natale!
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“Futuro di Termini: via all’esame Mse
“Non è un via libera, ma di sicuro è una speranza in più per il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese destinato alla chiusura a fine 2011.
Secondo Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia, i progetti degli imprenditori Gian Mario Rosignolo e Simone Cimino “non sono incompatibili e permetterebbero di giungere a una soluzione per il sito industriale siciliano”.
Le parole di Lombardo, sono giunte ieri al termine di un incontro con Paolo Romani, ministro della sviluppo economico, al quale hanno preso parte i rappresentanti di due dei 7 progetti selezionati per la riconversione industriale del sito Fiat. Il calendario dei lavori, vista la volontà del ministro di definire quanto prima una nuova configurazione per Termini – e in funzione del tavolo di confronto con azienda e parti sociali – si concluderà entro i prossimi giorni.
Il piano di Rossigonolo verte sulla produzione di auto con marchio De Tomaso e assorbirebbe tutti i lavoratoti Fiat, mentre, quello di Cimino (fondatore dei fondi di private equity Cape Natixis) punta sulla produzione di componenti e auto elettriche insieme allo specialista Reva, controllato dall’indiana Mahindra. Per Lombardo i piani rappresentano “una forte spinta in termini di innovazione e sviluppo”.
Rosignolo, ex presidente di Telecom, un anno fa rilevò il marchio De Tomaso, con l’obiettivo di far rinascere lo storico brand dopo il fallimento del 2004. Il rilancio prevede la produzione di una compatta di fascia premium (un’anti Mini, per intenderci) e un suv di lusso, nome in codice “Tosca” che dovrebbe vedere la luce come prototipo a marzo, al salone dell’auto di Ginevra.
La conquista di Termini significherebbe per Rossignolo, manager con l’auto nel Dna (classe 1930, entrò in Fiat nel 1957), una terza fabbrica da mettere in moto, dopo l’impianto Pininfarina di Grugliasco, acquistato con tutti i macchinari, e quello di Livorno appartenuto a Delphi, colosso dei componenti Usa.
Analisti e osservatori sono cauti: è difficile che un Suv da oltre 80mila euro, e una city car d’impostazione modaiola, pur con un marchio storico, possano rappresentare una minaccia per Audi, Porche e Bmw.
La produzione sarebbe limitata: circa 8mila suv e 30 mila compatte all’anno e il progetto, come ha rivelato Quattroruote in una recente intervista a Rossignolo, sfrutterebbe un sistema brevettato e denominato Univis, che permetterebbe risparmi di costi e di tempi. Il brevetto risale al 1984 e fu depositato da Giuliano Malvino, amico di Rossignolo, fondatore della Rayton Fissore: è stato utilizzato per produrre il Magnum: fuoristrada del 1985, riscosse successo come veicolo della Polizia.
martedì 21 settembre 2010
Incontro del 22 e cassa integrazione
Nell’attesa dell’incontro fissato per domani 22 settembre al ministero dello Sviluppo a Roma tra il rappresentante del governo, l’advisor Invitalia, quello della Regione siciliana e i sindacati confederali per valutare le offerte messe in campo dal alcuni padroni che dovranno rilevare lo stabilimento dal 31 dicembre 2011, giorno di chiusura deciso dalla Fiat di Marchionne, gli operai dello stabilimento di Termini Imerese dovranno subire ancora un periodo di cassa integrazione dal 20 al 29 ottobre con rientro in fabbrica il 2 novembre, oltre quello cominciato ieri e che durerà fino al 3 ottobre.
I sindacalisti Fiom, Fim e Uilm sono “distratti” dall’attesa dell’incontro, al cui risultato tengono sospesi gli operai, ripetono come campane stonate che se non ci saranno risposte passeranno alle maniere forti, hanno rinunciato di fatto a fare pressioni sulla Fiat affinché rinunci a chiudere la fabbrica, e non si oppongono per niente al fatto che gli operai continuano a subire tagli pesanti al salario.
Nella sostanza non si oppongono ad alcuna iniziativa dell’azienda nei confronti degli operai, che devono pensare seriamente ad autorganizzarsi se vogliono dare una risposta all’arroganza infinita dei padroni, in questo caso al fascismo padronale di Marchionne.
I sindacalisti Fiom, Fim e Uilm sono “distratti” dall’attesa dell’incontro, al cui risultato tengono sospesi gli operai, ripetono come campane stonate che se non ci saranno risposte passeranno alle maniere forti, hanno rinunciato di fatto a fare pressioni sulla Fiat affinché rinunci a chiudere la fabbrica, e non si oppongono per niente al fatto che gli operai continuano a subire tagli pesanti al salario.
Nella sostanza non si oppongono ad alcuna iniziativa dell’azienda nei confronti degli operai, che devono pensare seriamente ad autorganizzarsi se vogliono dare una risposta all’arroganza infinita dei padroni, in questo caso al fascismo padronale di Marchionne.
sabato 11 settembre 2010
Ancora un rinvio dell'incontro del 15
Fiat Termini Imerese: rinviato dal 15 al 22 settembre l’incontro sul futuro dello stabilimento
[Il governo si capisce è molto impegnato su tanto altro: come salvare Berlusconi dalla galera, come continuare a fare grandi affari impunemente, ecc. ecc. e quindi la questione dello stabilimento Fiat di Termini Imerse e del destino di migliaia di operai diventa secondaria.
Ma diventa anche un modo per continuare a fare pressione sulla Fiom, nonostante la disponibilità a trattare, “costringendola” ad abbandonare i “tavoli”.]
Da siciliainformazioni
Slitta di una settimana - dal 15 al 22 settembre - il tavolo su Termini Imerese convocato al ministero dello Sviluppo economico. Il tavolo si terrà a partire dalle 15.30. Al centro del confronto, lo stato delle attività finalizzate a garantire prospettive produttive ed occupazionali al polo industriale siciliano della Fiat, con la presentazione della prima short list dei potenziali progetti per la sua riconversione. Lo stabilimento siciliano, dove attualmente viene assemblata la Lancia Ypsilon, chiuderà a fine dicembre 2011. Cinque, ad oggi, le proposte al vaglio di Invitalia, advisor del ministero.
"E' inevitabile che la Fiat si ristrutturi per essere competitiva. Dovrà chiudere alcuni stabilimenti, come è già avvenuto a Termini Imerese. La politica deve creare condizioni per difendere il lavoro e non il posto di lavoro dentro quell'azienda". Lo afferma Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea, intervenendo a Gubbio alla Scuola del Pdl.
"La Fiom era pronta a sedersi al tavolo del ministero il 15 settembre per discutere della Fiat di Termini Imerese, evidentemente chi ha deciso di rinviare la riunione, ha preferito il tavolo dove nella stessa giornata si gioca la partita sulle deroghe al contratto di lavoro, invece di confrontarsi sul destino di 2.200 operai siciliani". Così il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, commenta il rinvio al 22 settembre della riunione al ministero per lo Sviluppo, prevista per giorno 15
[Il governo si capisce è molto impegnato su tanto altro: come salvare Berlusconi dalla galera, come continuare a fare grandi affari impunemente, ecc. ecc. e quindi la questione dello stabilimento Fiat di Termini Imerse e del destino di migliaia di operai diventa secondaria.
Ma diventa anche un modo per continuare a fare pressione sulla Fiom, nonostante la disponibilità a trattare, “costringendola” ad abbandonare i “tavoli”.]
Da siciliainformazioni
Slitta di una settimana - dal 15 al 22 settembre - il tavolo su Termini Imerese convocato al ministero dello Sviluppo economico. Il tavolo si terrà a partire dalle 15.30. Al centro del confronto, lo stato delle attività finalizzate a garantire prospettive produttive ed occupazionali al polo industriale siciliano della Fiat, con la presentazione della prima short list dei potenziali progetti per la sua riconversione. Lo stabilimento siciliano, dove attualmente viene assemblata la Lancia Ypsilon, chiuderà a fine dicembre 2011. Cinque, ad oggi, le proposte al vaglio di Invitalia, advisor del ministero.
"E' inevitabile che la Fiat si ristrutturi per essere competitiva. Dovrà chiudere alcuni stabilimenti, come è già avvenuto a Termini Imerese. La politica deve creare condizioni per difendere il lavoro e non il posto di lavoro dentro quell'azienda". Lo afferma Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea, intervenendo a Gubbio alla Scuola del Pdl.
"La Fiom era pronta a sedersi al tavolo del ministero il 15 settembre per discutere della Fiat di Termini Imerese, evidentemente chi ha deciso di rinviare la riunione, ha preferito il tavolo dove nella stessa giornata si gioca la partita sulle deroghe al contratto di lavoro, invece di confrontarsi sul destino di 2.200 operai siciliani". Così il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, commenta il rinvio al 22 settembre della riunione al ministero per lo Sviluppo, prevista per giorno 15
mercoledì 21 luglio 2010
Fiat Termini Imerese: gli operai sono stanchi di aspettare
Gli operai della Fiat di Termini Imerese stanno ancora aspettando la soluzione promessa dal governo e dalla regione di Lombardo che impedisca la chiusura dello stabilimento entro il 2011, ma non possono continuare ad aspettare all’infinito, anche perché il tempo passa e non succede nulla.
Non si sa nulla né delle proposte nazionali né del bando internazionale.
Se non ci si muove presto, cioè adesso, la situazione sarà più complicata perché ammettendo che ci sia una nuova azienda che intende rilevare lo stabilimento questo dovrà essere chiuso almeno sei mesi prima e cioè a metà dell’anno prossimo se ci mettiamo la chiusura estiva (con la possibile sorpresa che la ripresa produttiva a settembre non ci sia), la prossima cassa integrazione, non è detto che non si vada già da adesso in cassa a zero ore…
Domani 21 luglio a Termini Imerese la Fiom regionale ha organizzato una assemblea pubblica come deciso all’assemblea della Fiom a Pomigliano del 1° luglio scorso come “Iniziativa itinerante di mobilitazione e discussione, che nel mese di luglio a partire da Termini Imerese coinvolga ogni regione fino a giungere al presidio del Parlamento e della Presidenza del Consiglio.”
La Fiom regionale che ha fatto suo l’appello di quella assemblea: “Termini Imerese non può chiudere e deve continuare a produrre auto” ha deciso che l’iniziativa di domani è contro la deindustrializzazione, e per farvi partecipare operai ha indetto quattro ore di sciopero.
Sebbene ogni iniziativa che rimetta al centro la necessità della lotta degli operai di Termini contro la chiusura sia ben accetta crediamo, come abbiamo già detto, che proprio lo stabilimento di Termini Imerese sia al centro della questione e della sfida della Fiat a questi operai e non una generica,
quanto reale, deindustrializzazione.
Quello di Termini non è uno dei tanti stabilimenti Fiat: non è stando sulla difensiva, non è annacquando i termini del problema, che si può combattere la fascistizzante arroganza di Marchionne e della Fiat.
Gli operai non possono continuare a produrre auto con “animo sereno” se sanno di essere “a scadenza”!
Al padrone bisogna dare un segnale forte… gli operai hanno bisogno di un segnale…
Palermo, 20 luglio 2010
Non si sa nulla né delle proposte nazionali né del bando internazionale.
Se non ci si muove presto, cioè adesso, la situazione sarà più complicata perché ammettendo che ci sia una nuova azienda che intende rilevare lo stabilimento questo dovrà essere chiuso almeno sei mesi prima e cioè a metà dell’anno prossimo se ci mettiamo la chiusura estiva (con la possibile sorpresa che la ripresa produttiva a settembre non ci sia), la prossima cassa integrazione, non è detto che non si vada già da adesso in cassa a zero ore…
Domani 21 luglio a Termini Imerese la Fiom regionale ha organizzato una assemblea pubblica come deciso all’assemblea della Fiom a Pomigliano del 1° luglio scorso come “Iniziativa itinerante di mobilitazione e discussione, che nel mese di luglio a partire da Termini Imerese coinvolga ogni regione fino a giungere al presidio del Parlamento e della Presidenza del Consiglio.”
La Fiom regionale che ha fatto suo l’appello di quella assemblea: “Termini Imerese non può chiudere e deve continuare a produrre auto” ha deciso che l’iniziativa di domani è contro la deindustrializzazione, e per farvi partecipare operai ha indetto quattro ore di sciopero.
Sebbene ogni iniziativa che rimetta al centro la necessità della lotta degli operai di Termini contro la chiusura sia ben accetta crediamo, come abbiamo già detto, che proprio lo stabilimento di Termini Imerese sia al centro della questione e della sfida della Fiat a questi operai e non una generica,
quanto reale, deindustrializzazione.
Quello di Termini non è uno dei tanti stabilimenti Fiat: non è stando sulla difensiva, non è annacquando i termini del problema, che si può combattere la fascistizzante arroganza di Marchionne e della Fiat.
Gli operai non possono continuare a produrre auto con “animo sereno” se sanno di essere “a scadenza”!
Al padrone bisogna dare un segnale forte… gli operai hanno bisogno di un segnale…
Palermo, 20 luglio 2010
lunedì 28 giugno 2010
Lombardo e la "buona notizia" per gli operai della Fiat di Termini
Riportiamo questo estratto dal blog di Lombardo che al ritorno da Roma attraverso un’intervista fa una sintesi della giornata di incontri su alcune questioni della Sicilia:
“… Poi è stata la volta di Sviluppo Italia che ora si chiama Invitalia con cui abbiamo esaminato le proposte per Termini Imerese: qua devo dire che abbiamo messo in campo quelle che sono le risorse che avevamo già destinato alla Fiat e che alla Fiat non sono servite perché ha fatto una scelta precisa. E che possono servire perché altra industria automobilistica si insedi a Termini Imerese.
Si tratta di imprenditori o meglio di un imprenditore in particolare che ha le idee chiare e che vuole anche investire il proprio denaro e che chiede una mano alla Regione e al governo, abbiamo convenuto che la parte pubblica può essere sostenuta sia da noi che dal governo centrale, in maniera tale che ben prima della scadenza della fine dell’anno prossimo come dire questa azienda si insedi laddove c’è la Fiat.
Questa azienda peraltro di positivo ha che si impegna ad assumere tutto il personale che attualmente lavora alla Fiat. Questa credo che sia una buona notizia; lavoriamo, attorno a martedì mercoledì prossimo mi auguro che assieme all’assessore Venturi si possa realizzare un incontro credo anche conclusivo perché no a Roma con il governo e con Invitalia.”
“… Poi è stata la volta di Sviluppo Italia che ora si chiama Invitalia con cui abbiamo esaminato le proposte per Termini Imerese: qua devo dire che abbiamo messo in campo quelle che sono le risorse che avevamo già destinato alla Fiat e che alla Fiat non sono servite perché ha fatto una scelta precisa. E che possono servire perché altra industria automobilistica si insedi a Termini Imerese.
Si tratta di imprenditori o meglio di un imprenditore in particolare che ha le idee chiare e che vuole anche investire il proprio denaro e che chiede una mano alla Regione e al governo, abbiamo convenuto che la parte pubblica può essere sostenuta sia da noi che dal governo centrale, in maniera tale che ben prima della scadenza della fine dell’anno prossimo come dire questa azienda si insedi laddove c’è la Fiat.
Questa azienda peraltro di positivo ha che si impegna ad assumere tutto il personale che attualmente lavora alla Fiat. Questa credo che sia una buona notizia; lavoriamo, attorno a martedì mercoledì prossimo mi auguro che assieme all’assessore Venturi si possa realizzare un incontro credo anche conclusivo perché no a Roma con il governo e con Invitalia.”
venerdì 11 giugno 2010
Per la Fiat di Termini Imerese ancora un rinvio!
Come volevasi dimostrare i padroni e il governo continuano a prendere tempo, tenendo sulla corda gli operai e le loro famiglie.
Il tempo stringe e le proposte sono assolutamente ridicole...
riportiamo per adesso il comunicato apparso su
da rassegna.it
Fiat
Termini Imerese, confronto rimandato a settembre
Il ministero dello Sviluppo presenterà una “short list” di acquirenti il 15, un'altra a metà novembre. Al momento cinque proposte sul tavolo, non ci sono i cinesi. L'azienda dice no alla permanenza oltre il 2011. Sindacati critici, i tempi si allungano
Riprenderà a settembre la discussione sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese. E' quanto emerge dall'incontro di oggi (11 giugno) tra azienda e sindacati, nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Per le proposte di acquisto del sito, il dicastero presenterà una prima “short list” il 15 settembre e una seconda a metà novembre, che conterrà anche le proposte raccolte a livello internazionale. Il bando verrà lanciato il 15 giugno, pubblicato sul Sole 24 Ore, poi si iniziano a verificare le manifestazioni di interesse da parte di imprese straniere.
Oggi sono stati cinque i progetti presentati al tavolo tecnico. A quanto si apprende, tre riguardano l'automotive, uno riguarda la produzione televisiva e uno riguarda il settore agricolo e le serre. In quest'ultimo caso la proposta è riconducibile al gruppo Ciccolella. Tra l'altro, i vertici della società non hanno escluso la formazione di una newco in capo alla stessa famiglia che controlla Ciccolella. I cinque candidati sono stati invitati a presentare dei piani preliminari in tempi brevi. E' scomparsa l'ipotesi cinese. I sindacati di categoria hanno chiesto alla Fiat di prolungare la presenza nello stabilimento oltre il 31 dicembre 2011, per agevolare la fase di transizione, ma hanno incassato la risposta negativa dell'azienda.
“I tempi si allungano - dichiara alle agenzie il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone - al momento ci sono solo chiacchiere, non c'è nulla di concreto. Delle iniziali 20 proposte ne sono rimaste solo 5, e solo quella di Rossignolo sembra credibile”. Nei prossimi giorni sarà convocata un'assemblea dei lavoratori della Fiat e delle aziende dell'indotto. “E' giunto il momento di riprendere in mano la vertenza”, aggiunge Mastrosimone.
All'incontro la Fiat è stata rappresentata dal responsabile delle Relazioni industriali, Paolo Rebaudengo. Presenti per la Fiom sia il segretario generale, Maurizio Landini, che il responsabile auto, Enzo Masini. Per la Fim ha partecipato il segretario nazionale, Bruno Vitali, per la Uilm il segretario generale Rocco Palombella, per l'Ugl il segretario confederale Cristina Ricci
Il tempo stringe e le proposte sono assolutamente ridicole...
riportiamo per adesso il comunicato apparso su
da rassegna.it
Fiat
Termini Imerese, confronto rimandato a settembre
Il ministero dello Sviluppo presenterà una “short list” di acquirenti il 15, un'altra a metà novembre. Al momento cinque proposte sul tavolo, non ci sono i cinesi. L'azienda dice no alla permanenza oltre il 2011. Sindacati critici, i tempi si allungano
Riprenderà a settembre la discussione sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese. E' quanto emerge dall'incontro di oggi (11 giugno) tra azienda e sindacati, nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Per le proposte di acquisto del sito, il dicastero presenterà una prima “short list” il 15 settembre e una seconda a metà novembre, che conterrà anche le proposte raccolte a livello internazionale. Il bando verrà lanciato il 15 giugno, pubblicato sul Sole 24 Ore, poi si iniziano a verificare le manifestazioni di interesse da parte di imprese straniere.
Oggi sono stati cinque i progetti presentati al tavolo tecnico. A quanto si apprende, tre riguardano l'automotive, uno riguarda la produzione televisiva e uno riguarda il settore agricolo e le serre. In quest'ultimo caso la proposta è riconducibile al gruppo Ciccolella. Tra l'altro, i vertici della società non hanno escluso la formazione di una newco in capo alla stessa famiglia che controlla Ciccolella. I cinque candidati sono stati invitati a presentare dei piani preliminari in tempi brevi. E' scomparsa l'ipotesi cinese. I sindacati di categoria hanno chiesto alla Fiat di prolungare la presenza nello stabilimento oltre il 31 dicembre 2011, per agevolare la fase di transizione, ma hanno incassato la risposta negativa dell'azienda.
“I tempi si allungano - dichiara alle agenzie il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone - al momento ci sono solo chiacchiere, non c'è nulla di concreto. Delle iniziali 20 proposte ne sono rimaste solo 5, e solo quella di Rossignolo sembra credibile”. Nei prossimi giorni sarà convocata un'assemblea dei lavoratori della Fiat e delle aziende dell'indotto. “E' giunto il momento di riprendere in mano la vertenza”, aggiunge Mastrosimone.
All'incontro la Fiat è stata rappresentata dal responsabile delle Relazioni industriali, Paolo Rebaudengo. Presenti per la Fiom sia il segretario generale, Maurizio Landini, che il responsabile auto, Enzo Masini. Per la Fim ha partecipato il segretario nazionale, Bruno Vitali, per la Uilm il segretario generale Rocco Palombella, per l'Ugl il segretario confederale Cristina Ricci
giovedì 10 giugno 2010
PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TERMINI IMERESE
APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TERMINI IMERESE
No al piano Fiat - No alla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese
Nessuno stabilimento Fiat deve chiudere, nessun operaio deve essere licenziato
sottoscrivete l'appello:
comitatosostegnooperaifiat@gmail.com
338.7708110
No al piano Fiat - No alla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese
Nessuno stabilimento Fiat deve chiudere, nessun operaio deve essere licenziato
sottoscrivete l'appello:
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domenica 6 giugno 2010
11 giugno incontro al ministero su Termini Imerese
FIAT: UILM, L'11 GIUGNO NUOVO INCONTRO AL MINISTERO SU TERMINI
(AGI) - Palermo, 28 mag. - Le organizzazioni sindacali della Fiat di Termini Imerese, l'azienda, la Regione Siciliana e Confindustria sono stati convocati dal capo dipartimento del ministero dello Sviluppo Economico, Giuseppe Tripoli, per venerdi 11 giugno alle 10. Lo rende noto il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Comella, secondo cui "dalla convocazione si evince che l'incontro ha la finalita' di aggiornare le prospettive produttive ed occupazionali del sito termitano. Ancora una volta -aggiunge Comella- stamani l'ad della Fiat Sergio Marchionne ha ribadito un concetto piu' volte da lui enunciato 'sentiamo la responsabilita verso il Paese'.
La Uilm provinciale chiede all'ad di dimostrare al Paese la quwesta responsabilita', visto che il nuovo piano indutriale ha produzione ed investimenti tali da poter continuare anche a Termini. Inoltre -conclude Comella- rimaniamo convinti che fino a quando non ci saranno soluzioni e piani industriali che garentiscono e convincancano il Territorio la Uilm pretendera' dalla Fiat quella responsabilita' che ha nei confronti dei siciliani". (AGI) Rap/Mzu
(AGI) - Palermo, 28 mag. - Le organizzazioni sindacali della Fiat di Termini Imerese, l'azienda, la Regione Siciliana e Confindustria sono stati convocati dal capo dipartimento del ministero dello Sviluppo Economico, Giuseppe Tripoli, per venerdi 11 giugno alle 10. Lo rende noto il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Comella, secondo cui "dalla convocazione si evince che l'incontro ha la finalita' di aggiornare le prospettive produttive ed occupazionali del sito termitano. Ancora una volta -aggiunge Comella- stamani l'ad della Fiat Sergio Marchionne ha ribadito un concetto piu' volte da lui enunciato 'sentiamo la responsabilita verso il Paese'.
La Uilm provinciale chiede all'ad di dimostrare al Paese la quwesta responsabilita', visto che il nuovo piano indutriale ha produzione ed investimenti tali da poter continuare anche a Termini. Inoltre -conclude Comella- rimaniamo convinti che fino a quando non ci saranno soluzioni e piani industriali che garentiscono e convincancano il Territorio la Uilm pretendera' dalla Fiat quella responsabilita' che ha nei confronti dei siciliani". (AGI) Rap/Mzu
Dichiarazioni di Marchionne su Pomigliano
Marchionne: "Sforzo di tutti per Pomigliano, ma se l'accordo manca si va altrove"
L'amministratore delegato del gruppo torinese: "Bisogna riconciliare i principi del passato con il presente. Chiediamo agli operai se vogliono lavorare o meno"
TORINO - Un impegno comune per trovare una soluzione per Pomigliano, ma se l'accordo non si raggiunge, bisognerà trovare una sede alternativa per la produzione delle auto. L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ha parlato della situazione dello stabilimento: "Per Pomigliano speriamo di trovare un accordo, ma lo sforzo lo devono fare tutti, le nostre richieste non sono niente di straordinario - ha detto - Se l'accordo si trova partiamo con la produzione nel 2011. Se no, la andiamo a fare altrove. L'auto (la Panda attualmente prodotta in Polonia, ndr) è da farsi, non abbiamo scelta".
Marchionne ha poi sottolineato che "stiamo vivendo in un mondo che non esiste più realmente" e che occorre "riconciliare i principi del passato con il presente". "Questi - ha detto - sono un mercato e un'industria che cambieranno nei prossimi 20 anni". La scelta, ha rimarcato Marchionne, "deve essere condivisa con i sindacati: andiamo a domandare agli operai di Pomigliano - ha concluso - se vogliono lavorare o meno"
La Repubblica.it
L'amministratore delegato del gruppo torinese: "Bisogna riconciliare i principi del passato con il presente. Chiediamo agli operai se vogliono lavorare o meno"
TORINO - Un impegno comune per trovare una soluzione per Pomigliano, ma se l'accordo non si raggiunge, bisognerà trovare una sede alternativa per la produzione delle auto. L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ha parlato della situazione dello stabilimento: "Per Pomigliano speriamo di trovare un accordo, ma lo sforzo lo devono fare tutti, le nostre richieste non sono niente di straordinario - ha detto - Se l'accordo si trova partiamo con la produzione nel 2011. Se no, la andiamo a fare altrove. L'auto (la Panda attualmente prodotta in Polonia, ndr) è da farsi, non abbiamo scelta".
Marchionne ha poi sottolineato che "stiamo vivendo in un mondo che non esiste più realmente" e che occorre "riconciliare i principi del passato con il presente". "Questi - ha detto - sono un mercato e un'industria che cambieranno nei prossimi 20 anni". La scelta, ha rimarcato Marchionne, "deve essere condivisa con i sindacati: andiamo a domandare agli operai di Pomigliano - ha concluso - se vogliono lavorare o meno"
La Repubblica.it
Le richieste della Fiat per lo stabilimento di Pomigliano
martedì 8 giugno si terrà l'incontro tra sindacati confederali e Fiat su Pomigliano: questo è l'elenco, fatto conoscere dalla Fiom, delle richieste dell'azienda per tenere aperto lo stabilimento
Orario di lavoro
Per arrivare a produrre 280.00 vetture l’anno e occupare tutto l’organico devono essere realizzati:
18 turni alla produzione
21 turni alla manutenzione
6 giorni a scorrimento per il turno centrale
Lavoro straordinario
Raddoppiare da 40 ore (del Ccnl) a 80 le ore obbligatorie non negoziate.
Mutamento di mansioni
Per riequilibrare il rapporto tra diretti e indiretti.
Bilanciamento produttivo
Possibilità di modificare l’importato linea nella prima ora del turno(sulla base delle presenze) e a seguito fermate tecniche.
Organizzazione del lavoro
Applicazione integrale dell’Ergo-Uas resa possibile dagli investimenti e dalla progettazione ergonomica delle postazioni di lavoro.
Da ciò ne deriva (secondo Fiat):
- la pausa mensa collocata a fine turno
- la riduzione delle pause da 40 a 30 minuti sulle linee meccanizzate e da 40 a 20 sul passo-passo
- la scomparsa delle voci retributive legate alla prestazione (come il disagio linea e le paghe di posto) per un importo di 8-10 euro mensili.
Recuperi produttivi
In caso di fermata per mancanza forniture (derivante da qualsiasi causa) prevedere il recupero automatico nei 6 mesi successivi (senza copertura del periodo perso né maggiorazioni per il recupero).
Assenteismo anomalo
Fiat riconosce che a Pomigliano l’assenteismo medio è basso, ma denuncia picchi anomali di ricorso alla malattia in presenza di manifestazioni sportive, scioperi o altro. Quando si verificano questi picchi a tutti i lavoratori in malattia Fiat non pagherà le quote a carico dell’azienda (sia per i giorni di carenza che successivi).
Esigibilità
Fiat vuole che tutto quanto sarà pattuito sia esigibile per l’Azienda e si propone pertanto:
- al lavoratore di far sottoscrivere individualmente una nuova lettera di assunzione che contenga tutte le clausole sopra elencate e in cui il lavoratore si impegni a rispettarle
- per le organizzazioni sindacali, qualora direttamente o un loro rappresentante in Azienda promuova iniziative in contrasto con quanto pattuito, introdurre una penale (non versando le trattenute sindacali e/o bloccando il monte ore).
Orario di lavoro
Per arrivare a produrre 280.00 vetture l’anno e occupare tutto l’organico devono essere realizzati:
18 turni alla produzione
21 turni alla manutenzione
6 giorni a scorrimento per il turno centrale
Lavoro straordinario
Raddoppiare da 40 ore (del Ccnl) a 80 le ore obbligatorie non negoziate.
Mutamento di mansioni
Per riequilibrare il rapporto tra diretti e indiretti.
Bilanciamento produttivo
Possibilità di modificare l’importato linea nella prima ora del turno(sulla base delle presenze) e a seguito fermate tecniche.
Organizzazione del lavoro
Applicazione integrale dell’Ergo-Uas resa possibile dagli investimenti e dalla progettazione ergonomica delle postazioni di lavoro.
Da ciò ne deriva (secondo Fiat):
- la pausa mensa collocata a fine turno
- la riduzione delle pause da 40 a 30 minuti sulle linee meccanizzate e da 40 a 20 sul passo-passo
- la scomparsa delle voci retributive legate alla prestazione (come il disagio linea e le paghe di posto) per un importo di 8-10 euro mensili.
Recuperi produttivi
In caso di fermata per mancanza forniture (derivante da qualsiasi causa) prevedere il recupero automatico nei 6 mesi successivi (senza copertura del periodo perso né maggiorazioni per il recupero).
Assenteismo anomalo
Fiat riconosce che a Pomigliano l’assenteismo medio è basso, ma denuncia picchi anomali di ricorso alla malattia in presenza di manifestazioni sportive, scioperi o altro. Quando si verificano questi picchi a tutti i lavoratori in malattia Fiat non pagherà le quote a carico dell’azienda (sia per i giorni di carenza che successivi).
Esigibilità
Fiat vuole che tutto quanto sarà pattuito sia esigibile per l’Azienda e si propone pertanto:
- al lavoratore di far sottoscrivere individualmente una nuova lettera di assunzione che contenga tutte le clausole sopra elencate e in cui il lavoratore si impegni a rispettarle
- per le organizzazioni sindacali, qualora direttamente o un loro rappresentante in Azienda promuova iniziative in contrasto con quanto pattuito, introdurre una penale (non versando le trattenute sindacali e/o bloccando il monte ore).
mercoledì 26 maggio 2010
Ancora Cassa Integrazione!
Purtroppo continua lo stillicidio della cassa integrazione.
dopo il rientro previsto per il 3 giugno gli operai si dovranno fermare ancora dal 21 al 30 giugno.
Non è stato confermato fino ad oggi l'incontro previsto per il 3 giugno a Roma.
dopo il rientro previsto per il 3 giugno gli operai si dovranno fermare ancora dal 21 al 30 giugno.
Non è stato confermato fino ad oggi l'incontro previsto per il 3 giugno a Roma.
lunedì 24 maggio 2010
prossime iniziative
* continuare con le iniziative di informazione e coinvolgimento di tutte le realtà operaie, di lavoro e tra i vari settori dei precari… insomma tutti quelli che non si arrendono al piano Fiat/governo;
* organizzare una prima iniziativa in contemporanea nelle varie città con tutti coloro che la condividono il 3 giugno in occasione dell’incontro a Roma
* per la manifestazione nazionale: prima data provvisoria a fine giugno/prima settimana di luglio
* organizzare una prima iniziativa in contemporanea nelle varie città con tutti coloro che la condividono il 3 giugno in occasione dell’incontro a Roma
* per la manifestazione nazionale: prima data provvisoria a fine giugno/prima settimana di luglio
domenica 16 maggio 2010
Resoconto riunione di Termini Imerese
Ieri a Termini Imerese si è tenuta la prevista riunione del comitato di sostegno alla lotta degli operai Fiat.
Erano presenti alcuni operai fiat, sia attivi che in mobilità, rappresentanti dei lavoratori delle cooperative sociali, dei giovani di red block, degli studenti del Liceo Meli, del comitato donne precarie/disoccupate, e un delegato Cgil funzione pubblica.
Sono stati letti i vari messaggi in solidarietà arrivati in questi giorni.
Il Comitato è stato presentato partendo dalla parola d’ordine: “per una manifestazione nazionale a Termini Imerese”.
Lo stabilimento di Termini è diventato il simbolo di una desertificazione industriale che nessuno è interessato a fermare: insieme all’Italtel, Keller, Fincantieri… contornate dalle sfilate quotidiane di precari e disoccupati per le vie della Sicilia.
Ma è la classe operaia il cuore del sistema, e infatti quando si muove i padroni tremano, ricordiamoci che durante le lotte del 2002, un Agnelli dopo tanti anni si è fatto intervistare in TV e ha detto basta!, le macchine ora di devono produrre! Ed è dalla risposta determinata della classe operaia che gli altri settori possono venire incoraggiati!
La discussione è stata abbastanza vivace con interventi all’impronta e sparsi da parte degli operai che hanno nella sostanza lamentato l’immobilismo dei sindacati, la “rassegnazione” tra gli operai più anziani a cui sono stati prospettati quattro anni di mobilità per “accompagnarli” alla pensione; ci si è chiesto cosa faranno gli altri che resterebbero fuori da questo piano e soprattutto che fine hanno fatto gli operai dell’indotto che sono passati da un grande attivismo nei primi momenti alla passività totale!
È stata smentita la chiacchiera che ogni auto prodotta a Termini costerebbe di più e che agli operai non manca certo la capacità di produrre auto…
Dei famosi contatti con le aziende interessate o del bando internazionale non si sa niente; si tratta di prese in giro… tutti cercano di prendere tempo in attesa della fine del 2011.
Lo stabilimento di Termini è da difendere anche per evitare che gli altri stabilimenti facciano la stessa fine, dato che è nelle intenzioni di Marchionne che la Fiat ha tenuto a far entrare anche nella Finanziaria di famiglia Exor.
O Pomigliano, per esempio, diventa produttivo come la fabbrica in Polonia o non ci saranno investimenti per rilanciarlo. Quindi massima flessibilità, 18 turni, straorinari selvaggi, ecc.
Insomma i padroni hanno detto la loro, i politici pure: Lombardo minaccia ferro e fuoco, Micciché, ex vicesindaco di Termini Imerese, aveva addirittura detto che in caso di mancata risposta avrebbe fatto le riunioni sotto casa di Marchionne! Hanno detto la loro, nella sostanza anche i sindacati confederali (che hanno già detto nella sostanza, a parte un tentennamento della Fiom, di approvare il piano Fiat per Pomigliano) ma fino ad oggi non è cambiato niente, ora tocca agli operai!
Si impone la necessità della manifestazione che faccia rimettere in campo gli interessi degli operai e delle loro famiglie unendo in questo tutti coloro che vogliono contribuire alla lotta, lavorando da subito senza aspettare il risultato della riunione del 3 giugno.
Le proposte fatte e accolte sono state:
* continuare con le iniziative di informazione e coinvolgimento di tutte le realtà operaie, di lavoro e tra i vari settori dei precari… insomma tutti quelli che non si arrendono al piano Fiat/governo;
* organizzare una prima iniziativa in contemporanea nelle varie città con tutti coloro che la condividono il 3 giugno in occasione dell’incontro a Roma
* per la manifestazione nazionale: prima data provvisoria a fine giugno/prima settimana di luglio
Erano presenti alcuni operai fiat, sia attivi che in mobilità, rappresentanti dei lavoratori delle cooperative sociali, dei giovani di red block, degli studenti del Liceo Meli, del comitato donne precarie/disoccupate, e un delegato Cgil funzione pubblica.
Sono stati letti i vari messaggi in solidarietà arrivati in questi giorni.
Il Comitato è stato presentato partendo dalla parola d’ordine: “per una manifestazione nazionale a Termini Imerese”.
Lo stabilimento di Termini è diventato il simbolo di una desertificazione industriale che nessuno è interessato a fermare: insieme all’Italtel, Keller, Fincantieri… contornate dalle sfilate quotidiane di precari e disoccupati per le vie della Sicilia.
Ma è la classe operaia il cuore del sistema, e infatti quando si muove i padroni tremano, ricordiamoci che durante le lotte del 2002, un Agnelli dopo tanti anni si è fatto intervistare in TV e ha detto basta!, le macchine ora di devono produrre! Ed è dalla risposta determinata della classe operaia che gli altri settori possono venire incoraggiati!
La discussione è stata abbastanza vivace con interventi all’impronta e sparsi da parte degli operai che hanno nella sostanza lamentato l’immobilismo dei sindacati, la “rassegnazione” tra gli operai più anziani a cui sono stati prospettati quattro anni di mobilità per “accompagnarli” alla pensione; ci si è chiesto cosa faranno gli altri che resterebbero fuori da questo piano e soprattutto che fine hanno fatto gli operai dell’indotto che sono passati da un grande attivismo nei primi momenti alla passività totale!
È stata smentita la chiacchiera che ogni auto prodotta a Termini costerebbe di più e che agli operai non manca certo la capacità di produrre auto…
Dei famosi contatti con le aziende interessate o del bando internazionale non si sa niente; si tratta di prese in giro… tutti cercano di prendere tempo in attesa della fine del 2011.
Lo stabilimento di Termini è da difendere anche per evitare che gli altri stabilimenti facciano la stessa fine, dato che è nelle intenzioni di Marchionne che la Fiat ha tenuto a far entrare anche nella Finanziaria di famiglia Exor.
O Pomigliano, per esempio, diventa produttivo come la fabbrica in Polonia o non ci saranno investimenti per rilanciarlo. Quindi massima flessibilità, 18 turni, straorinari selvaggi, ecc.
Insomma i padroni hanno detto la loro, i politici pure: Lombardo minaccia ferro e fuoco, Micciché, ex vicesindaco di Termini Imerese, aveva addirittura detto che in caso di mancata risposta avrebbe fatto le riunioni sotto casa di Marchionne! Hanno detto la loro, nella sostanza anche i sindacati confederali (che hanno già detto nella sostanza, a parte un tentennamento della Fiom, di approvare il piano Fiat per Pomigliano) ma fino ad oggi non è cambiato niente, ora tocca agli operai!
Si impone la necessità della manifestazione che faccia rimettere in campo gli interessi degli operai e delle loro famiglie unendo in questo tutti coloro che vogliono contribuire alla lotta, lavorando da subito senza aspettare il risultato della riunione del 3 giugno.
Le proposte fatte e accolte sono state:
* continuare con le iniziative di informazione e coinvolgimento di tutte le realtà operaie, di lavoro e tra i vari settori dei precari… insomma tutti quelli che non si arrendono al piano Fiat/governo;
* organizzare una prima iniziativa in contemporanea nelle varie città con tutti coloro che la condividono il 3 giugno in occasione dell’incontro a Roma
* per la manifestazione nazionale: prima data provvisoria a fine giugno/prima settimana di luglio
sabato 15 maggio 2010
solidarietà dalle lavoratrici delle pulizie delle scuole di Taranto
fiorella ha detto...
la fiat non deve chiudere ,la crisi non la devono sempre pagare i lavoratori ,la vostra lotta è la nostra lotta ,sono una lavoratrice precaria di taranto stiamo lottando anche noi per non perdere il nostro lavoro ,a nome di tutte le lavoratrici delle pulizie statali di taranto ,forza lottate per tutti noi !
fiorella masci
14 maggio 2010 12.11
la fiat non deve chiudere ,la crisi non la devono sempre pagare i lavoratori ,la vostra lotta è la nostra lotta ,sono una lavoratrice precaria di taranto stiamo lottando anche noi per non perdere il nostro lavoro ,a nome di tutte le lavoratrici delle pulizie statali di taranto ,forza lottate per tutti noi !
fiorella masci
14 maggio 2010 12.11
venerdì 14 maggio 2010
sostegno da Catania
Centro Popolare Experia - Catania cpoexperia@senzapadroni.org
Carissimi del Comitato, non possiamo essere alla vostra riunione sabato, ma siamo con voi e cercheremo di sostenervi con la nostra pratica e la nostra lotta.Siamo disponibili e favorevoli a contribuire attivamente alla costruzione di una manifestazione nazionale sulla questione della chiusura della vostra fabbrica, ennesima operazione di impoverimento del territorio siciliano. Nella speranza di incontrarci presto per un confronto, vi auguriamo una proficua riunione e aspettiamo vostre notizie. Centro Popolare Experia
Catania http://www.senzapadroni.org/ tel. 334.9275150
Carissimi del Comitato, non possiamo essere alla vostra riunione sabato, ma siamo con voi e cercheremo di sostenervi con la nostra pratica e la nostra lotta.Siamo disponibili e favorevoli a contribuire attivamente alla costruzione di una manifestazione nazionale sulla questione della chiusura della vostra fabbrica, ennesima operazione di impoverimento del territorio siciliano. Nella speranza di incontrarci presto per un confronto, vi auguriamo una proficua riunione e aspettiamo vostre notizie. Centro Popolare Experia
Catania http://www.senzapadroni.org/ tel. 334.9275150
mercoledì 12 maggio 2010
martedì 11 maggio 2010
Studenti del Liceo Meli di Palermo- Adesione e contributo
Gli studenti sono con gli operai
In tutto il territorio italiano si va profilando, ormai da diversi mesi, la chiusura di diverse e importantissime fabbriche, motore dell’economia del Paese. Migliaia di licenziamenti di operai e lavoratori che da 10, 20, 30 anni hanno un posto di lavoro sicuro e adesso si trovano a casa disoccupati. Cassa integrazione, tagli di personale, licenziamenti di massa sono le soluzioni che adottano i proprietari di aziende, fabbriche per pagare i debiti che loro stessi hanno prodotto e capitalizzare al massimo i loro profitti. Tutto questo sulla pelle dei lavoratori. La crisi economica infatti, nonostante le previsioni che la vogliono passata, continua a mietere ‘vittime’. Secondo gli ultimi dati, sarebbero due milioni i disoccupati censiti dall’Istat nel 2009, in crescita esponenziale rispetto al 2008. Sono circa 140 le vertenze di aziende che annunciano il licenziamento di moltissimi dipendenti. La Sicilia una delle regioni d’Italia più colpite. L’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne ha dichiarato che la Fiat non è interessata a mantenere alcuna attività a Termini Imerese, dove dal 2011 smetterà di produrre auto. Il baricentro degli affari della multinazionale Fiat si sposta sempre di più verso gli Stati Uniti (come ci mostra il piano Fiat-Chrysler) e si preferisce chiudere lo stabilimento di Fiat, che da decenni produceva automobili del gruppo torinese, dove gli operai sorreggono l’economia del paese e adesso si troveranno senza più un lavoro e un futuro certo davanti. La Fiat ha chiuso l’anno con grossi profitti, e proclama di aumentare la produzione, aprendo nuovi stabilimenti nell’est europeo e nelle zone dove il costo del lavoro è molto più basso; mentre tutti gli stabilimenti sono in cassa integrazione. E’ evidente che della crisi ne pagano le conseguenze solo gli operai e i lavoratori, la strategia delle imprese capitaliste è di sviluppare una guerra tra poveri, aumentando sempre più il divario fra miliardari e poverissimi. Gli operai della Fiat di Termini Imerese così come quelli della Innse e dell’Alcoa di Portovesme sono quindi da mesi in lotta per difendere il proprio posto di lavoro e difendere il proprio diritto al lavoro. Non si può infatti restare indifferenti e chinare la testa alle scelta delle imprese capitaliste, e gli operai di queste fabbriche portano avanti una lotta che si fa sempre più dura e decisa contro le decisioni padronali e le riforme anti-operaie del governo Berlusconi. Le proteste degli operai Fiat, gli scioperi, i cortei e i presidi davanti le sede istituzionali sono la dimostrazione della lotta operaia a difesa del lavoro, che è un diritto sancito dalla nostra Costituzione. I 18 lavoratori saliti sul tetto del capannone fiat e prima ancora l’occupazione del municipio di Termini da parte degli operai Fiat, segnano la protesta netta e decisa contro la chiusura dello stabilimento automobilistico che negherebbe un futuro a migliaia di famiglie. E’ stato poi dimostrato come una buona lotta organizzata porti a ottimi risultati, ed è necessario l’unione di tutti gli operai, ma non solo. E’ necessario che tutti prendano conoscenza della situazione di questi lavoratori e del loro futuro, è necessario che gli studenti stiano vicino agli operai e camminino vicino a loro nei cortei, nelle manifestazioni. La solidarietà e l’impegno degli studenti deve essere totale e deciso, vi è un legame fra gli operai e gli studenti che sono i lavoratori del domani, il futuro per il nostro Paese. Bisogna esprimere il proprio dissenso contro queste scelte e questo modello economico basato sul consumo e sullo sfruttamento di chi lavora, dove tutto è basato sulla logica del profitto e non si tiene conto della sicurezza nei posti di lavoro. Aumenta il numero delle morti bianche, poiché all’industriale non importa la condizione di lavoro del proprio dipendente, perché non vi è una cultura della sicurezza, bensì una mentalità ferma e volta solo alla competizione e all’arricchimento personale. In tutto questo manca l’apporto delle forze politiche e di gran parte dei sindacati nello stare accanto agli operai e alle loro giuste battaglie per il lavoro. I giovani devono cambiare questa cultura e questo modello sociale, devono tagliare le catene dello sfruttamento, devono rendersi partecipi di una battaglia per il lavoro e in difesa dei diritti di ogni cittadino. E’ bene ricordare che gli operai producono l’intera ricchezza della società con il loro sudore, il loro impegno e il loro sangue. E cosa ricevono in cambio? Cassa integrazione, licenziamenti e morte sul lavoro! Dopo le presunte 16 proposte di riconversione dello stabilimento, gli operai della Fiat sono in cassa integrazione dal 14 aprile e vedono la loro unica fonte di reddito, il loro lavoro e il loro futuro messi in grande pericolo.
Non restare indifferenti e obbedire alle scelte dei governi e dei capitalisti ma lottare insieme agli operai!
Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non deve chiudere!
Basta licenziamenti e morti sul lavoro!
Le fabbriche agli operai!
Studenti e lavoratori uniti nella lotta!
Studenti “Liceo G.Meli”
mercoledì 5 maggio 2010
Stabilimento Fiat di Termini Imerese: il Piano Fiat conferma la chiusura!
Nel piano tanto atteso sulla Fiat presentato da Marchionne il 21 aprile si conferma la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese per il 31 dicembre del 2011. Senza peli sulla lingua Marchionne non lascia speranze, coerente con quanto dichiara già da tempo, sostenuto da Montezemolo e dal nuovo presidente Elkann.
Mentre dichiara di voler rilanciare tutti gli stabilimenti e raddoppiare la produzione investendo circa 30 miliardi, 700 milioni solo a Pomigliano per la ristrutturazione, su Termini è stato categorico, quindi, i 2200 operai circa tra fiat e indotto secondo Marchionne dovrebbero farsene una ragione…
Gli operai nel frattempo continuano a subire la cassa integrazione: sono stati fermi fino al 30 di aprile e sono rientrati al lavoro lunedì 3. Se non ci saranno sorprese da parte dell’azienda si lavorerà fino al 18 maggio e poi comincerà un altro periodo di cassa, per ora di altre due settimane.
Dopo l’ultimo incontro ritenuto inconcludente da parte di tutti gli operai a Termini hanno assistito ad una sfilata di visitatori italiani e stranieri, come viene riportato dal sito siciliainformazioni su notizia ansa: “Una delegazione del fondo Cape Natixis, guidata dal finanziere Simone Cimino, ha visitato gli impianti della Fiat di Termini Imerese. Il gruppo é stato accompagnato da un emissario di Invitalia, l'advisor che per conto del ministero per lo Sviluppo sta esaminando le proposte d'interesse presentate per lo stabilimento che la Fiat ha deciso di chiudere a fine 2011. Si tratta della seconda visita di Cimino che ha presentato un progetto, con l'indiana Reva, per rilevare lo stabilimento per farne un centro di produzione di auto elettriche. Nelle scorse settimane gli impianti sono stati visitati anche dal gruppo De Tomaso che fa capo all'imprenditore Gian Mario Rossignolo e da emissari inviati dai cinesi di Faw.”
Di queste famose proposte finora non si sa niente di preciso così come del bando di gara internazionale promesso dal governo che pensiamo stia prendendo tempo.
Mentre gli operai sono in attesa del prossimo incontro che si terrà il 3 giugno (bisognerà vedere chi sarà il prossimo interlocutore viste le dimissioni di Scajola) lo stabilimento Fiat di Termini Imerese diventa il simbolo di uno smantellamento continuo delle realtà produttive industriali della Sicilia, proprio per questo l’attenzione di tutti coloro che si vogliono opporre alla crescente desertificazione industriale deve essere più tenace e ancora più forte diventa l’appello agli operai, ai lavoratori, ai disoccupati, ai delegati e a tutti coloro che non si rassegnano ad unirsi in una battaglia seria per fermare la chiusura delle fabbriche a partire dalla Fiat di Termini.
Mentre dichiara di voler rilanciare tutti gli stabilimenti e raddoppiare la produzione investendo circa 30 miliardi, 700 milioni solo a Pomigliano per la ristrutturazione, su Termini è stato categorico, quindi, i 2200 operai circa tra fiat e indotto secondo Marchionne dovrebbero farsene una ragione…
Gli operai nel frattempo continuano a subire la cassa integrazione: sono stati fermi fino al 30 di aprile e sono rientrati al lavoro lunedì 3. Se non ci saranno sorprese da parte dell’azienda si lavorerà fino al 18 maggio e poi comincerà un altro periodo di cassa, per ora di altre due settimane.
Dopo l’ultimo incontro ritenuto inconcludente da parte di tutti gli operai a Termini hanno assistito ad una sfilata di visitatori italiani e stranieri, come viene riportato dal sito siciliainformazioni su notizia ansa: “Una delegazione del fondo Cape Natixis, guidata dal finanziere Simone Cimino, ha visitato gli impianti della Fiat di Termini Imerese. Il gruppo é stato accompagnato da un emissario di Invitalia, l'advisor che per conto del ministero per lo Sviluppo sta esaminando le proposte d'interesse presentate per lo stabilimento che la Fiat ha deciso di chiudere a fine 2011. Si tratta della seconda visita di Cimino che ha presentato un progetto, con l'indiana Reva, per rilevare lo stabilimento per farne un centro di produzione di auto elettriche. Nelle scorse settimane gli impianti sono stati visitati anche dal gruppo De Tomaso che fa capo all'imprenditore Gian Mario Rossignolo e da emissari inviati dai cinesi di Faw.”
Di queste famose proposte finora non si sa niente di preciso così come del bando di gara internazionale promesso dal governo che pensiamo stia prendendo tempo.
Mentre gli operai sono in attesa del prossimo incontro che si terrà il 3 giugno (bisognerà vedere chi sarà il prossimo interlocutore viste le dimissioni di Scajola) lo stabilimento Fiat di Termini Imerese diventa il simbolo di uno smantellamento continuo delle realtà produttive industriali della Sicilia, proprio per questo l’attenzione di tutti coloro che si vogliono opporre alla crescente desertificazione industriale deve essere più tenace e ancora più forte diventa l’appello agli operai, ai lavoratori, ai disoccupati, ai delegati e a tutti coloro che non si rassegnano ad unirsi in una battaglia seria per fermare la chiusura delle fabbriche a partire dalla Fiat di Termini.
martedì 4 maggio 2010
Appello *** Chi salverà gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese?
È chiaro che il baricentro degli affari della multinazionale Fiat si sta spostando sempre più verso gli Stati Uniti dove il 21 aprile sarà presentato il piano di rilancio della Fiat-Chrysler… e a farne le spese per primo, in Italia, è lo stabilimento di Termini Imerese! Il manager Marchionne e il presidente Montezemolo sostenuti dalla Marcegaglia in nome di Confindustria sono stati molto chiari e netti: la produzione cessa alla fine del 2011 perché il sito non è abbastanza produttivo da stare sul mercato.
Ma anche se chiude Termini e anche senza incentivi, che, comunque, non bastano, dice Marchionne, perché invece “serve una forte e seria politica industriale” (e cioè più soldi direttamente alla sua azienda), la Fiat promette di aumentare la produzione nel 2012 portandola a 900.000 auto all’anno (dalle attuali 600.000). Sembra più un’affermazione di incoraggiamento che serve a tenere buoni tutti visto l’attuale stato dell’economia mondiale.
E per aggiungere un segnale di “buonismo” al governo e all’opinione pubblica la Fiat ha deciso di spostare la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano, “Una decisione che razionalmente non prenderebbe nessuno. E chiediamo un impegno sulla flessibilità” ha detto Marchionne. Quindi anche Pomigliano è a rischio dato che si tratta di una scelta “sociale” e non economica e allora non si capisce perché ciò che può essere fatto per Pomigliano non si possa fare per Termini dato che Rebaudengo, direttore delle relazioni industriali Fiat, dice che “hanno valutato il danno sociale che provocherebbe la chiusura del sito”! Ma per Termini Montezemolo ha dichiarato solo di voler accompagnare gli operai alla pensione, tanto quasi la metà avrebbe già i requisiti per accedere alla mobilità lunga (800 circa su 2000 compreso l’indotto). “Hanno trovato il modo di mettere gli operai Fiat contro quelli dell’indotto” ha commentato un operaio.
Ma dopo tutto questo “buonismo”, tanto per far capire chi comanda davvero in questo paese, la Fiat ha deciso di mettere in cassa integrazione circa 30.000 operai del gruppo tra febbraio e marzo di quest’anno.
Il governo Berlusconi, tramite il ministro Scajola che aveva definito da folli l’idea di chiudere Termini, prima ha usato parole di fuoco e ha fatto la voce grossa sugli incentivi ma poi si è piegato e rassegnato alla chiusura, chiedendo però alla Fiat di dare una mano nel mantenimento di una produzione industriale nel momento del passaggio di consegna. Consegna di cosa? Se la Fiat smantella si vorrà portare via i macchinari, è logico. Il ministro dà l’impressione di agitarsi per trovare una soluzione e prende tempo per valutare le proposte che si spera arriveranno; il tutto da discutere il prossimo 5 marzo in un nuovo incontro con tutte le parti a Roma.
Le proposte fino a questo momento sembra siano una decina e, tra queste, quella che sembra a tutti più interessante è quella del finanziere siciliano Cimino, che con il fondo Cape Natixis detiene circa il 50% del fondo “Cape Regione Siciliana” della Regione Sicilia, che vorrebbe costruire auto elettriche in accordo con la Reva indiana con la quale è già stato firmato un memorandum, “Sunny car in Sicily”, che darebbe lavoro a 3.500 operai.
L’arroganza palese dei manager Fiat che hanno avuto la sfacciataggine di dire che non hanno mai preso soldi pubblici ha fatto indignare, naturalmente in maniera ipocrita e demagogica, tutti: i politici locali, da Lombardo a Micciché, dicono che la Fiat sbaglia, che è solo una presa in giro perché vuole più soldi e che bene farebbe a lasciare tutto nelle mani della Regione che saprà come risolvere il problema… hanno già trovato 350 milioni di euro, più altri soldi con incentivi vari.
Anche i sindaci e alcuni preti dei paesi vicini a Termini Imerese si sono ritrovati insieme davanti alla fabbrica per solidarizzare con gli operai.
I sindacalisti, Cgil Cisl e Uil, insieme, dicono di essere ancora più indignati e promettono iniziative che mantengano viva l’attenzione mediatica sugli operai di Termini Imerese e infatti hanno già organizzato per il 18 febbraio delle fiaccolate nei vari paesi e il 27 febbraio un’altra manifestazione davanti ai cancelli dello stabilimento (in attesa del 5 marzo!).
E, infatti, a parte un accenno-minaccia della Fiom, subito rientrato, di occupazione della fabbrica, la “mobilitazione” si risolve appunto in tante chiacchiere, brevi vampate di indignazione con qualche ora di sciopero da parte degli operai (che da mesi perdono soldi scioperando e subendo cassa integrazione), e attese di una soluzione che altri devono prendere… con la lodevole eccezione dei 18 operai della Delivery Email che sono rimasti per giorni sul tetto di un capannone Fiat e che alla fine sono riusciti, grazie alla perseveranza e all’aiuto dei loro familiari, ad ottenere la cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre!
È chiaro che gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese si trovano in una condizione piuttosto difficile, dove tutti sembrano interessati alla loro sorte mentre rischiano davvero di rimanere senza lavoro.
E fino a quando gli operai delegheranno altri, non vorranno prendere nelle proprie mani la lotta e il loro destino e continueranno a stare dietro a sindacati e politici che non hanno l’interesse a risolvere davvero il problema, che li rimpallano tra una speranza e l’altra di una soluzione qualsiasi, il posto di lavoro è in pericolo sul serio.
La continua emorragia di posti di lavoro persi in fabbrica (e non solo) per chiusura o spostamento ad altri siti della produzione, insomma una vera e propria progressiva desertificazione industriale di tutta la Sicilia, spingerà gli operai che vorranno trovare un lavoro in fabbrica ad emigrare al sud? Ad andare a lavorare nei paesi del Nord Africa, una zona che si sta sempre più industrializzando grazie alla manodopera a basso costo, con meno diritti e meno resistenza operaia? Senza contare che da quest’anno prende corpo l’Euromediterraneo, la zona di libero scambio dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo che aumenterà la concorrenza in generale tra Stati e imprese e abbasserà ulteriormente i salari della classe operaia.
L’unico vero interesse a che lo stabilimento non chiuda è degli operai.
Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non deve chiudere!
Nessuno stabilimento Fiat deve chiudere, nessun operaio deve essere licenziato.
Contro l’ennesima ristrutturazione della Fiat, che già dichiara conti in regola e profitti, a spese degli operai.
Serve una lotta unitaria di tutti gli operai del gruppo per togliere dalle mani del padrone l’arma del ricatto e della divisione degli operai e spezzare la pratica di sindacati confederali della divisione tra stabilimenti e operai (che dura da decenni ormai) per una vera solidarietà;
Gli operai devono “approfittare” della crisi per rilanciare l’unità e la lotta di tutto il gruppo Fiat creando un vero o proprio evento, mostrando una grande forza che possa rimettere al centro la questione operaia in maniera non episodica;
Fermare la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese come primo passo per salvare gli altri stabilimenti produttivi: se si vince a Termini Imerese si può vincere il tutto il gruppo.
È necessaria una manifestazione nazionale a Termini Imerese di tutti gli operai del gruppo Fiat!
Palermo, 9/2/2010
Comitato di sostegno alla lotta degli operai Fiat di Termini Imerese
Ma anche se chiude Termini e anche senza incentivi, che, comunque, non bastano, dice Marchionne, perché invece “serve una forte e seria politica industriale” (e cioè più soldi direttamente alla sua azienda), la Fiat promette di aumentare la produzione nel 2012 portandola a 900.000 auto all’anno (dalle attuali 600.000). Sembra più un’affermazione di incoraggiamento che serve a tenere buoni tutti visto l’attuale stato dell’economia mondiale.
E per aggiungere un segnale di “buonismo” al governo e all’opinione pubblica la Fiat ha deciso di spostare la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano, “Una decisione che razionalmente non prenderebbe nessuno. E chiediamo un impegno sulla flessibilità” ha detto Marchionne. Quindi anche Pomigliano è a rischio dato che si tratta di una scelta “sociale” e non economica e allora non si capisce perché ciò che può essere fatto per Pomigliano non si possa fare per Termini dato che Rebaudengo, direttore delle relazioni industriali Fiat, dice che “hanno valutato il danno sociale che provocherebbe la chiusura del sito”! Ma per Termini Montezemolo ha dichiarato solo di voler accompagnare gli operai alla pensione, tanto quasi la metà avrebbe già i requisiti per accedere alla mobilità lunga (800 circa su 2000 compreso l’indotto). “Hanno trovato il modo di mettere gli operai Fiat contro quelli dell’indotto” ha commentato un operaio.
Ma dopo tutto questo “buonismo”, tanto per far capire chi comanda davvero in questo paese, la Fiat ha deciso di mettere in cassa integrazione circa 30.000 operai del gruppo tra febbraio e marzo di quest’anno.
Il governo Berlusconi, tramite il ministro Scajola che aveva definito da folli l’idea di chiudere Termini, prima ha usato parole di fuoco e ha fatto la voce grossa sugli incentivi ma poi si è piegato e rassegnato alla chiusura, chiedendo però alla Fiat di dare una mano nel mantenimento di una produzione industriale nel momento del passaggio di consegna. Consegna di cosa? Se la Fiat smantella si vorrà portare via i macchinari, è logico. Il ministro dà l’impressione di agitarsi per trovare una soluzione e prende tempo per valutare le proposte che si spera arriveranno; il tutto da discutere il prossimo 5 marzo in un nuovo incontro con tutte le parti a Roma.
Le proposte fino a questo momento sembra siano una decina e, tra queste, quella che sembra a tutti più interessante è quella del finanziere siciliano Cimino, che con il fondo Cape Natixis detiene circa il 50% del fondo “Cape Regione Siciliana” della Regione Sicilia, che vorrebbe costruire auto elettriche in accordo con la Reva indiana con la quale è già stato firmato un memorandum, “Sunny car in Sicily”, che darebbe lavoro a 3.500 operai.
L’arroganza palese dei manager Fiat che hanno avuto la sfacciataggine di dire che non hanno mai preso soldi pubblici ha fatto indignare, naturalmente in maniera ipocrita e demagogica, tutti: i politici locali, da Lombardo a Micciché, dicono che la Fiat sbaglia, che è solo una presa in giro perché vuole più soldi e che bene farebbe a lasciare tutto nelle mani della Regione che saprà come risolvere il problema… hanno già trovato 350 milioni di euro, più altri soldi con incentivi vari.
Anche i sindaci e alcuni preti dei paesi vicini a Termini Imerese si sono ritrovati insieme davanti alla fabbrica per solidarizzare con gli operai.
I sindacalisti, Cgil Cisl e Uil, insieme, dicono di essere ancora più indignati e promettono iniziative che mantengano viva l’attenzione mediatica sugli operai di Termini Imerese e infatti hanno già organizzato per il 18 febbraio delle fiaccolate nei vari paesi e il 27 febbraio un’altra manifestazione davanti ai cancelli dello stabilimento (in attesa del 5 marzo!).
E, infatti, a parte un accenno-minaccia della Fiom, subito rientrato, di occupazione della fabbrica, la “mobilitazione” si risolve appunto in tante chiacchiere, brevi vampate di indignazione con qualche ora di sciopero da parte degli operai (che da mesi perdono soldi scioperando e subendo cassa integrazione), e attese di una soluzione che altri devono prendere… con la lodevole eccezione dei 18 operai della Delivery Email che sono rimasti per giorni sul tetto di un capannone Fiat e che alla fine sono riusciti, grazie alla perseveranza e all’aiuto dei loro familiari, ad ottenere la cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre!
È chiaro che gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese si trovano in una condizione piuttosto difficile, dove tutti sembrano interessati alla loro sorte mentre rischiano davvero di rimanere senza lavoro.
E fino a quando gli operai delegheranno altri, non vorranno prendere nelle proprie mani la lotta e il loro destino e continueranno a stare dietro a sindacati e politici che non hanno l’interesse a risolvere davvero il problema, che li rimpallano tra una speranza e l’altra di una soluzione qualsiasi, il posto di lavoro è in pericolo sul serio.
La continua emorragia di posti di lavoro persi in fabbrica (e non solo) per chiusura o spostamento ad altri siti della produzione, insomma una vera e propria progressiva desertificazione industriale di tutta la Sicilia, spingerà gli operai che vorranno trovare un lavoro in fabbrica ad emigrare al sud? Ad andare a lavorare nei paesi del Nord Africa, una zona che si sta sempre più industrializzando grazie alla manodopera a basso costo, con meno diritti e meno resistenza operaia? Senza contare che da quest’anno prende corpo l’Euromediterraneo, la zona di libero scambio dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo che aumenterà la concorrenza in generale tra Stati e imprese e abbasserà ulteriormente i salari della classe operaia.
L’unico vero interesse a che lo stabilimento non chiuda è degli operai.
Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non deve chiudere!
Nessuno stabilimento Fiat deve chiudere, nessun operaio deve essere licenziato.
Contro l’ennesima ristrutturazione della Fiat, che già dichiara conti in regola e profitti, a spese degli operai.
Serve una lotta unitaria di tutti gli operai del gruppo per togliere dalle mani del padrone l’arma del ricatto e della divisione degli operai e spezzare la pratica di sindacati confederali della divisione tra stabilimenti e operai (che dura da decenni ormai) per una vera solidarietà;
Gli operai devono “approfittare” della crisi per rilanciare l’unità e la lotta di tutto il gruppo Fiat creando un vero o proprio evento, mostrando una grande forza che possa rimettere al centro la questione operaia in maniera non episodica;
Fermare la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese come primo passo per salvare gli altri stabilimenti produttivi: se si vince a Termini Imerese si può vincere il tutto il gruppo.
È necessaria una manifestazione nazionale a Termini Imerese di tutti gli operai del gruppo Fiat!
Palermo, 9/2/2010
Comitato di sostegno alla lotta degli operai Fiat di Termini Imerese
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